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Se i “pacifisti” alzano bandiera rossa

lunedì, 11 Marzo 2024
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Non aspettavano altro che le parole del Papa per stravolgerle, usarle a loro uso e consumo e rinfocolare il loro fervore. Chi sono? Si offendono se li chiami “putiniani”. E come altro dovremmo chiamarli? Gandhiani? Seguaci della pace universale di Immanuel Kant?

Non fanno altro che mostrare comprensione verso lo zar, accecati dalla sua potenza, mentre trattano con sufficienza scocciata questa proterva Ucraina che ha l’ardire di difendere i suoi territori dall’invasore. Il loro pensiero geopolitico è di una semplicità sconvolgente, pari alla debolezza morale che lo sottintende :“Kyiv è stata aggredita, è vero, l’abbiamo aiutata, ma ora basta, prenda atto che la Russia è più forte e conceda a Putin quello che vuole”.

Se fossero vissuti nel 1938, dopo il suicida Patto di Monaco con cui fu chiesto alla Cecoslovacchia di cedere i territori dei Sudeti a Hitler, si sarebbero affrettati a convincere tutta l’Europa ad arrendersi subito alla potenza soverchiante dei nazisti “facendo la pace” con i nazisti per evitare perdite civili. Sicuramente avrebbero dato del pazzo a Winston Churchill che ebbe l’ardire di proclamare il 4 giugno del 1940: “Non ci arrenderemo mai”. E avrebbero giudicato velleitaria la Resistenza antifascista italiana contro le soverchianti truppe di occupazione naziste.

Queste anime belle ci vengono a spiegare che vogliono la pace tra Kiev e Mosca nell’interesse del popolo ucraino “che ha già sofferto abbastanza le pene dell’inferno”. Strano. Dalle loro bocche e penne non abbiamo ascoltato o letto sdegno e condanna per i massacri compiuti dai russi su inermi civili, per le bombe su ospedali, scuole, teatri, stazioni ferroviarie, condomini. Allora il loro spirito umanitario era in vacanza. Oggi dietro l’ipocrita preoccupazione per il popolo ucraino appare il cinismo più cieco e retrivo: “è inutile aiutare Kyiv, ci costa troppo, Zelensky si metta d’accordo con Putin”. Piccolo problema: Zelensky vuole che Putin se ne vada dai territori illegalmente occupati, Crimea inclusa. Putin ha detto chiaro a tondo che non si ritirerà mai anche perché per lui l’Ucraina non esiste. Come la mettiamo?

Nell’ottica di Putin qualsiasi concessione, anche parziale, di territori a suo favore è comunque una vittoria e l’affermazione di un principio: “Se aggredisco e non vengo punito qualcosa porto sempre a casa. Quindi continuerò a farlo”. L’ha già fatto in Georgia, Abkhazia, Ossezia del sud, Cecenia, Crimea. Nessuno l’ha punito.I pacifisti non se ne sono accorti. Continuerà a farlo, statene sicuri. Sta già scaldando i muscoli per la Transnistria. I pacifisti si preparino a proporre i prossimi trattati di pace

Giuseppe Mazzei

Filosofo, Ph.D. giornalista, lobbista, docente a contratto e saggista. Dal 1979 al 2004 alla Rai, vicedirettore Tg1 e Tg2, quirinalista e responsabile dei rapporti con le Authority. Per 9 anni Direttore dei Rapporti istituzionali di Allianz. Fondatore e Presidente onorario delle associazioni "Il Chiostro - trasparenza e professionalità delle lobby" e "Public Affairs Community of Europe" (PACE). Ha insegnato alla Sapienza, Tor Vergata, Iulm e Luiss di cui ha diretto la Scuola di giornalismo. Scrivi all'autore

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