A Brasilia è iniziato il G20 con i ministri degli Esteri. Blinken (Usa) e Lavrov (Usa) hanno preso la scena per i loro interventi sulle guerre in Ucraina e a Gaza. Il Presidente brasiliano Lula ha avuto un lungo colloquio col Segretario di stato americano soprattutto riguardo i recenti, cattivi, rapporti con Israele. La ministra degli esteri tedesca Annalena Baerbock, ha dichiarato che “L’Olocausto non può essere paragonato a nulla.” Presente al summit anche il viceministro degli Esteri italiani, Edmondo Cirielli che ha ribadito la posizione italiana: evitare le escalation e soprattutto che la situazione non si trasformi “in uno scontro tra blocchi.” Intanto in Israele il Parlamento ha votato con un’ampia maggioranza l’appoggio al Governo Netanyahu perché continui a contrastare ogni dichiarazione unilaterale di Stato palestinese. E il ministro Benny Gantz ha parlato di “primi segnali di accordo.” Mentre l’Iran è tornata ad accusare Israele di essere responsabile dei recenti attacchi ai gasdotti.
Lavrov: l’Occidente non vuole pace
E’ cominciato ieri il G20 del Brasile e tra l’altro in rilievo c’è stato l’incontro tra il Presidente Lula e il Segretario di Stato degli Usa, Antony Blinken. Prima, in un’intervista al quotidiano El Globo, il ministro degli esteri russo, Sergei Lavrov aveva dichiarato che “l’Occidente non ha alcuna volontà politica di risolvere il conflitto e che deve smettere di riempire di armi l’Ucraina.” Per il ministro russo “serve creare uno stato palestinese.” Sul tavolo anche la proposta brasiliana di mediare per la pace, possibilità alquanto remota dopo che il Presidente Lula si è scagliato contro Israele paragonando l’azione militare a Gaza all’Olocausto. Gli Stati Uniti hanno esplicitamente espresso “disaccordo” sul paragone fatto dal Presidente brasiliano. Il colloquio di Lula con Blinken è durato un’ora e mezza al palazzo presidenziale di Planalto a Brasilia.
La conversazione è stata definita “ampia” e con uno “scambio franco.” Sul conflitto in Medio Oriente, la presidenza brasiliana ha sottolineato, in una nota ufficiale, che entrambi “hanno concordato sulla necessità della creazione di uno Stato palestinese” e Lula “ha riaffermato il suo desiderio di pace e della fine dei conflitti in Ucraina e nella Striscia di Gaza.” Infine il viceministro degli Esteri, Edmondo Cirielli, presentando la posizione italiana nel vertice ministeriale dei Paesi del G20, ha dichiarato che “siamo intenzionati a portare il nostro contributo di moderazione. A far sì che il dibattito non s’inasprisca” trasformandosi “in uno scontro tra blocchi.”
Accordo (forse) sugli ostaggi
E mentre a Brasilia si procedeva al rattoppo di quanto accaduto nei giorni scorsi tra Lula e Netanyahu, la Knesset, il Parlamento israeliano, ha approvato la decisione del Governo che si oppone ad ogni dichiarazione unilaterale di uno stato palestinese. Il voto è passato con una maggioranza di 99 voti a favore – compresa quindi l’opposizione al Governo di Netanyahu- e 11, dei partiti arabi, a sfavore. Israele, tra l’altro, al contrario di quanto scritto nei giorni scorso ha smentito di aver inviato una propria delegazione al Cairo per continuare le trattative, ma poi è arrivata la smentita della smentita. Quindi dovrebbe esserci una delegazione israeliana al Cairo e infatti in serata il ministro del Gabinetto di guerra, Benny Gantz, ha dichiarato che “ci sono i primi segnali di un possibile accordo sugli ostaggi.” Aggiungendo che “senza un accordo sugli ostaggi le operazioni a Gaza continueranno anche durante il Ramadan.”
Bar: no ad Hamas
Ieri ha parlato pubblicamente anche l’ambasciatore israeliano in Italia, Alon Bar, e ha ribadito che la creazione di uno Stato palestinese “non è la soluzione migliore” perché lo controllerebbe Hamas. “Noi pensiamo – ha spiegato l’ambasciatore – che eliminando la capacità militare di Hamas e la sua influenza nel campo politico si potrebbe creare un’alternativa sul lato palestinese e questo potrebbe portare a un dialogo con una partecipazione regionale, con lo sforzo degli Stati Uniti e dell’Italia, che sono coinvolti, cercando di creare un futuro diverso con un’autorità palestinese diversa”. Tra l’altro ieri in alcuni documenti ritrovati nei tunnel sembrerebbe che il leader di Hamas, Yahya Sinwar, fosse sicuro che Hezbollah avrebbe aperto un altro fronte della guerra con Israele, al nord, con il Libano.
Gasdotti: Iran accusa Israele
Sul fronte militare c’è la reazione del ministro del Petrolio iraniano Javad Owji che ha accusato Israele di essere responsabile dell’attacco ai gasdotti iraniani avvenuto la scorsa settimana: lo riferisce l’agenzia di stampa semi-ufficiale Tasnim. “Il nemico intendeva sfidare il nostro settore del gas domestico – ha aggiunto Owji – grazie a Dio eravamo completamente preparati, e questa malvagia opera del nemico non si è concretizzata nelle città e nei villaggi. Le linee di fornitura del gas sono state rapidamente riparate.” Continuano i raid aerei nel nordovest dello Yemen. Lo ha riferito la tv Almasirah degli Houthi che parla di «un’aggressione anglo-americana» e di tre raid, che seguono altre sei operazioni effettuate tutte nella giornata di ieri e che avrebbero colpito la zona di Hodeidah.