“Israele adotti tutte le misure in suo potere per impedire atti di genocidio a danno dei palestinesi di Gaza e prenda immediate ed efficaci misure per migliorare le condizioni umanitarie nell’enclave garantendo accesso agli aiuti umanitari e ad altri servizi di base”. Secondo la Corte esistono “prove sufficienti” per valutare la causa intentata dal Sudafrica e che alcune accuse contro Tel Aviv rientrano nel perimetro della Convenzione sul Genocidio del 1948. La Corte, inoltre, è “profondamente consapevole della tragedia umana” che si sta consumando nella regione e della “continua perdita di vite e sofferenze umane” provocato da un conflitto che si avvicina ai quattro mesi di durata. Il Tribunale ha condannato il linguaggio “deumanizzante” contro la popolazione palestinesi e ribadito l’urgenza di proteggere i civili, ma non ha ingiunto formalmente il cessate il fuoco richiesto da Pretoria. Le misure di emergenza sono state approvate da 15 giudici, contro due contrari.
Commenti alla sentenza
Dunque dalla Corte internazionale dell’Aja una pronuncia che ognuno commenta per la propria parte: fonti governative israeliane ritengono che sia il “meglio che Israele potesse ottenere”, “nella sentenza non c’è nulla di pratico “ e “i combattimenti continueranno come al solito.” Il premier Netenyahu ha dichiarato che “Israele combatte una guerra giusta contro i mostri di Hamas e la Corte ha respinto giustamente la richiesta di privarci del diritto all’autodifesa”, anche se ha aggiunto che solo pensare che Israele commetta genocidio “è oltraggioso.” Il ministro Gallant ha aggiunto che “quelli che cercano giustizia non la troveranno sulle sedie di cuoio del Tribunale dell’Aja, ma nei tunnel di Hamas a Gaza, dove sono tenuti 136 ostaggi e dove si nascondono coloro che hanno ucciso i nostri figli.” Prima delle sentenza il segretario di Stato americano Antony Blinken ha parlato al telefono con la sua omologa sudafricana Naledi Pandor: hanno discusso “del conflitto a Gaza e della necessità di proteggere i civili, garantire la consegna di aiuti umanitari e stabilire una pace regionale duratura che garantisca la sicurezza di Israele e la creazione di uno Stato palestinese indipendente.” IlPresidente sudafricano Cyril Ramaphosa ha dichiarato che ora si attende che Israele si attenga alla sentenza della Corte internazionale di giustizia.
Un altro video
Intanto Hamas continua con la spietata guerra psicologica; ieri ha diffuso un nuovo video che mostra tre giovani donne israeliane ostaggio a Gaza. Il giorno della decisione dell’Aja, su Telegram, è stato pubblicato il filmato che si intitola “Il tempo stringe” e mostra una clessidra che si sta svuotando. Le tre donne si esprimono con foga in ebraico, denunciano di essere state abbandonate dallo Stato il 7 ottobre e si rivolgono direttamente al premier israeliano perché metta fine alla guerra e le riporti sane e salve alle loro famiglie. Le donne sequestrate sono Karina Ariev, una soldatessa di 19 anni, Danielle Gilboa anche lei diciannovenne e soldatessa e Doran Steinbrecher, 30 anni del Kibbuz Kfar Aza.
La guerra assurda
Oltre la guerra psicologica, anche la guerra assurda. Ieri hanno avuto conferma le illazioni e poi le denunce delle settimane scorse, del fatto che almeno 12 dipendenti dell’Unrwa, organizzazione Onu, sono stati coinvolti nell’attacco di Hamas a Israele del 7 ottobre. Gli Stati Uniti hanno temporaneamente sospeso i finanziamenti all’organizzazione umanitaria. Il segretario generale Onu Antonio Guterres si è detto “inorridito dalla notizia”, ha chiesto indagini rapide sulla questione e ha dato ordineche qualsiasi dipendente Unrwa che ha partecipato o favorito gli attacchi venga immediatamente licenziato e deferito per un potenziale procedimento penale. Sulla vicenda è intervenuto anche l’Alto rappresentante europeo Joseph Borrell: “siamo in contatto con l’Unrwa e ci aspettiamo che fornisca piena trasparenza sulle accuse e che prenda misure immediate contro il personale coinvolto. La Commissione valuterà gli ulteriori passi da compiere e trarrà insegnamenti in base ai risultati di un’indagine completa ed esaustiva.” L’accusa non è nuova; da mesi UN Watch, organizzazione internazionale no profit che monitora l’operato delle Nazioni Unite, pubblica dossier sui dipendenti di Unrwa, sostenendo l’affiliazione di gran parte del suo personale con il gruppo terrorista.
Forse c’è un accordo
Infine i nuovi annunci di tregua. Il ministro degli Esteri, David Cameron, che ha appena finito un giro di colloqui in Medi Oriente ha detto che “c’è la possibilità di raggiungere una pausa.” Cameron ha anche aggiuntoche Israele sta prendendo in considerazione anche la proposta britannica di aprire il porto di Ashdod alle spedizioni di aiuti a Gaza. Mentre il Presidente americano Joe Biden ha annunciato che invierà nei prossimi giorni il direttore della Cia William Burns in Europa per colloqui ad alto livello volti al rilascio degli ostaggi israeliani delle mani di Hamas. Burns incontrerà anche i capi dell’intelligence israeliana ed egiziana, David Barnea e Abbas Kamel, insieme al primo ministro del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman bin Jassim Al Thani. Intanto fonti vicine ai negoziati per la liberazione degli ostaggi hanno reso noto che Israele e Hamasavrebbero raggiunto un accordo di base sulla maggior parte dei punti dell’intesa.
L’accordo, secondo le informazioni, durerà 35 giorni, durante i quali verranno rilasciati tutti gli ostaggi israeliani. In cambio, Israele rilascerà i prigionieri palestinesi e fornirà aiuti umanitari alla Striscia di Gaza. Le regole per il rilascio dei prigionieri palestinesi sarebbero state già determinate.
Secondo la fonte, l’unica questione che le parti non riescono a risolvere è se nell’accordo verrà dichiarato un cessate il fuoco completo, richiesta di Hamas che Israele rifiuta: “potrebbero esserci altri piccoli cambiamenti nello schema, ma il problema principale da risolvere riguarda il cessate il fuoco assoluto su cui Hamas insiste.”