Ieri la scena mondiale l’ha presa il Sudafrica, che si è rivolto alla Corte internazionale dell’Aia accusando Israele di genocidio. C’è stata, infatti, la prima udienza durante la quale sono state presentate le argomentazioni di accusa, mentre l’Onu ha approvato la risoluzione che condanna le azioni degli Houti dello Yemen che “impediscono il commercio globale” assaltando le navi sulle rotte del mar Rosso e l’Egitto, che ha ospitato il Segretario di Stato americano Antony Blinken, ha illustrato la nuova proposta per la liberazione degli ostaggi israeliani e la protezione dei leader di Hamas. C’è un clima da ripresa delle ragioni diplomatiche in Medioriente, già di scrittura di un pezzo recente di storia, anche se gli schieramenti restano compatti e diametralmente opposti.
Il piano egiziano
Oltre al Qatar anche l’Egitto sta continuando a spendersi per organizzare nuovi incontri tra le fazioni palestinesi per esaminare nuove ipotesi di negoziazione e lavora alla stesura di una nuova ipotesi di accordo dopo la ripresa dei negoziati tra Israele e Hamas. Lo rivela Al Arabiya poco dopo il colloquio del Presidente egiziano Sisi e il Segretario Blinken. L’Egitto è sempre rimasto in contatto con i mediatori di Usa e Qatar per tentare una nuova tregua e un nuovo scambio tra gli ostaggi israeliani nelle mani di Hamas e i prigionieri palestinesi.
Bar: accuse assurde
Ma la notizia di ieri è quanto avvenuto all’Aia. Israele cerca di difendere le proprie ragioni e dopo aver pubblicato un sito che mostra lo scempio fatto sui civili inermi, il 7 ottobre scorso, ieri ha commentato, attraverso l’ambasciatore israeliano a Roma, Alon Bar e il portavoce del Ministero degli Esteri Lior Hayat. l’iniziativa del Sudafrica: “Le accuse di genocidio contro Israele sono assurde”, ha detto Bar, “è un giorno triste, non solo per Israele, ma anche per quanti hanno a cuore il sistema della giustizia internazionale”. Stessi argomenti anche da Hayat: il termine “genocidio” è completamente sbagliato e non riflette quello che Israele sta facendo. È un tentativo di demonizzare Israele e di negargli il diritto di difendersi. Il Sudafrica, hanno spiegato i diplomatici israeliani, chiede il cessate il fuoco dal primo giorno. “Si usa contro Israele la terminologia de genocidio che fu coniata “come reazione internazionale all’Olocausto degli ebrei.” L’Anp invece ha ringraziato il Sudafrica per il suo ”passo coraggioso” che ha “mobilitato la comunità internazionale per fare chiarezza sul crimine di genocidio commesso da parte di Israele e le sue implicazioni legali.” Anche il presidente brasiliano, Luiz Inácio Lula da Silva, ha dato il suo sostegno all’azione presentata dal Sudafrica contro Israele alla Corte internazionale di giustizia.
Italia: denuncia a chi aiuta Israele
Intanto all’Aia decine di manifestanti filo-palestinesi si sono radunati davanti alla Corte internazionale di giustizia, hanno sventolato bandiere e chiesto il cessate il fuoco. Così come hanno fatto altrettanti filo-israeliani che hanno manifestato solidarietà soprattutto per gli ostaggi sequestrati da Hamas e tra questi sono scesi in piazza attivisti di organizzazioni cristiane sioniste e membri delle comunità ebraiche locali. Mentre in Italia un gruppo di cittadini, tra cui figurano anche alcuni palestinesi residenti a Napoli, ha presentato una denuncia alla procura di Roma accusando tutti gli stati firmatari della convenzione sul genocidio del 1948 di avere violato l’articolo 1 del trattato. La convenzione per la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio è stata sottoscritta da 41 stati il 9 dicembre del 1948 a New York. Nella denuncia ora all’attenzione degli inquirenti viene sottolineato infatti che, in base a quella convenzione, uno Stato ha l’obbligo di prevenire il genocidio quando viene a conoscenza dell’esistenza di questa eventualità. Nel documento si legge, “l’Italia ha il dovere giuridico oltre che morale di attuare ogni mezzo che possa avere effetto deterrente su coloro che sono sospettati di preparare il genocidio, o ragionevolmente sospettati di avere intensione specifiche”. Per questo e per altre ragioni i sei denuncianti chiedono all’ufficio inquirente della Capitale di accertare “se sussiste da parte dello Stato italiano e degli altri stati firmatari la violazione dell’articolo 1 della convenzione.”
Anche lo sport nella mischia
Perfino la Federazione Internazionale di hockey su ghiaccio fa scelte politiche e ha escluso Israele dai campionati mondiali femminili di marzo in Estonia. Ladecisione è stata presa per garantire la sicurezza delle altre squadre. L’Associazione israeliana di hockey ha replicato che ciò è “un premio al terrorismo” e ha preannunciato un ricorso alla Corte di arbitrato dello sport. Per la presidente del Comitato olimpico di Israele Yael Arad, “questo è un precedente pericoloso, in odore di antisemitismo, col pretesto di considerazioni di sicurezza”.
Israele si difende
In Europa l’Austria e Repubblica Ceca e la Germaniasostengono apertamente Israele di fronte alle accuse di genocidio. Il primo ministro austriaco, Karl Nehammer, dopo un incontro con il premier ceco Petr Fiala, ha scritto: “io e Fiala siamo d’accordo: la Corte è un elemento fondamentale dell’ordine internazionale basato sulle regole e ne rispettiamo l’indipendenza”. “Il ‘crimine dei crimini’, le accuse di genocidio non dovrebbero mai essere prese alla leggera. Ci opponiamo a qualsiasi tentativo di politicizzare la Corte Internazionale di Giustizia. Israele è una democrazia che ha il diritto di difendersi contro i barbari attacchi terroristici di Hamas contro comunità pacifiche in conformità con il diritto internazionale.” Israele ha chiarito che “sta agendo in base al suo diritto all’autodifesa contro l’organizzazione terroristica Hamas, ma non contro la popolazione civile” ha detto la ministra degli esteri tedesca, Annalena Baerbock che ha aggiunto: “il fatto è che il genocidio, per definizione, presuppone l’intenzione di distruggere, in tutto o in parte, i membri di un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso a causa della loro appartenenza a questo gruppo. Non riesco a vedere questa intenzione nell’autodifesa di Israele contro l’organizzazione terroristica armata Hamas”. Infine il Ministero della Giustizia di Israele ritiene che la Corte dell’Aia non possa chiedere un cessate il fuoco a Gaza, anche se potrebbe emettere “ingiunzioni” nei confronti di Israele. La Corte può “indurre Israele a consentire gli aiuti umanitari nella Striscia, avviare un’inchiesta indipendente o consentire ai palestinesi sfollati di tornare nel nord di Gaza”. Per l’ex primo ministro israeliano Naftali Bennet, la seduta della Corte di giustizia all’Aja è “l’Affare Dreyfus del 21° secolo”, “uno spettacolo di ipocrisia, antisemitismo e vergogna. È stata Hamas che, senza nessuna ragione, il 7 ottobre ha attaccato, bruciato, ucciso e rapito israeliani. Eppure è Israele che è sotto accusa”. “Vergogna per coloro che prendono parte – ha concluso – a questa finzione”.
Netanyahu: non combatto i civili
“Israele non ha intenzione di occupare Gaza in modo permanente o di sfollare la sua popolazione civile” ha ribadito il premier israeliano Benjamin Netanyahu in un video in lingua inglese pubblicato a tarda sera, proprio alla vigilia dell’apertura all’Aja del processo contro Israele con l’accusa di genocidio. “Voglio che alcuni punti siano assolutamente chiari – ha detto: Israele non ha intenzione di occupare permanentemente Gaza o di sfollare la sua popolazione civile. Israele sta combattendo i terroristi di Hamas, non la popolazione palestinese, e lo fa nel pieno rispetto del diritto internazionale.” Per Netanyahu, “anche oggi abbiamo visto un mondo alla rovescia: Israele è accusato di genocidio mentre sta combattendo il genocidio”.
L’Iran sequestra petroliera
I ribelli Houthi dello Yemen affermano che i loro attacchi contro navi commerciali nel Mar Rosso non mirano ad “affondare” navi legate a Israele, ma a farle dirottare su altre rotte per esercitare “pressione economica” sullo Stato ebraico. “L’obiettivo non è quello di affondare o impadronirsi di navi legate a Israele, ma piuttosto costringerle a utilizzare il Capo di Buona Speranza come leva di pressione economica su Israele per fermare i crimini di genocidio a Gaza”, ha detto il membro dell’ufficio politico degli Houthi Mohamed al-Bukaiti. Al Bukaiti ha sostenuto che queste azioni sono “un atto morale e legittimo” e ha ricordato che gli insorti yemeniti sono “in guerra” con Israele. Intanto l’Iran ha rivendicato, direttamente, il sequestro della petroliera nel Golfo dell’Oman che ieri mattina è stata abbordata da uomini armati in uniforme. Il sequestro è stato effettuato dalla marina iraniana, senza indicare il nome della nave coinvolta ma spiegando che l’azione è avvenuta in esecuzione di un ordine giudiziario. Si era subito sospettato che il sequestro fosse opera dell’Iran poiché la nave un tempo era conosciuta come ‘Suez Rajan’ era stata coinvolta in una disputa durata un anno tra Teheran e Washington che alla fine aveva visto il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti sequestrare 1 milione di barili di greggio iraniano su di essa.