L’usanza della doggy bag al ristorante rappresenta solo un piccolo passo, ma è al contempo un segnale importante da un punto di vista culturale, che dimostra una maggioreconsapevolezza dell’urgenza ad agire contro lo spreco alimentare, nel rispetto del nostro Pianeta e di chi non ha una sicurezza alimentare garantita. Quante volte siamo andati a pranzo o a cena fuori casa non riuscendo a finire il nostro piatto? Quel cibo, per ragioni sanitarie, deve essere necessariamente buttato. In alcuni Paesi la praticache prevede che i ristoratori forniscano ai clienti dei contenitori a norma per portare a casa gli eventuali avanzi del pasto è già in uso. Negli Stati Uniti è largamente diffusa da anni, mentre in Francia è addirittura obbligatoria, anche nei ristoranti di lusso, dal 2016 e in Spagna dal 2022.
Per supplire al ritardo dell’Italia, ieri è stato presentato alla stampa il pdl “Obbligatorietà della doggy bag”, a prima firma di Giandiego Gatta, deputato di Forza Italia e Responsabile nazionale Dipartimento Pesca e Acquacoltura del partito azzurro. “L’obiettivo della proposta di legge – ha spiegato il deputato – è quello di contribuire a contrastare lo spreco alimentare, uno degli obiettivi fissati nell’Agenda Onu 2030. In Italia, secondo i dati della Fondazione Bdfn(Barilla Center for Food and Nutrition – ndr) ognuno di noi spreca 65 kg di cibo pro-capite l’anno, per comportamenti sbagliati nel consumo, in casa e al ristorante”. Introdurre la pratica della Doggy Bag anche in Italia “sarebbe non solo un atto di buon senso, ma avrebbe anche una finalità sociale e solidale”. Secondo la proposta la richiesta deve venire esplicitamente dall’avventore altrimenti decade l’obbligo dell’articolo 1 e la relativa sanzione. Per i consumatori il prezzo del coperto maggiorato sarà di 6 centesimi in più per il contenitore, chepotrà anche essere portato da casa purché rispetti i requisiti igienico-sanitari di legge.
13 milioni di italiani consumano il pranzo fuori casa almeno 4/5 volte a settimana. La maggior parte degli sprechi alimentari nei ristoranti avviene nella preparazione degli alimenti, ma il 34% è nei piatti dei clienti. Ciononostante, ci sono sostenitori e i detrattori dell’iniziativa, soprattutto tra i ristori. Quelli di loro che trovano “anacronistico” e “inutile” il provvedimento lamentano il fatto che l’onere, sia economico sia organizzativo, ricadrebbe esclusivamente su di loro. “Èun testo di legge perfettibile – ha detto l’onorevole Gatta -, e faremo audizioni di tutti coloro che gravitano nell’orbita degli esercizi che dispensano alimenti”.
Soluzioni intermedie sono sempre pensabili, mentre non è più rimandabile, in tutte le sedi possibili, il tema dello spreco alimentare considerato che nel mondo più di 828 milioni di persone soffrono la fame. La FAO denuncia che ogni anno vengono sprecate 2,5 miliardi di tonnellate di cibo commestibile, che si perdono lungo la filiera produttiva o gettate nei rifiuti al termine della catena di vendita o direttamente dalle nostre tavole, un terzo della produzione globale di alimenti, sufficiente a sfamare milioni di persone. Un fatto non solo etico ed economico, ma anche ambientale: il cibo sprecato è causa del 10% delle emissioni di gas serra totali.