Al posto della Cultura della Vita e il rispetto che si deve alla Morte, che richiede un momento di silenzio, nella nostra società Vita e Morte sono diventate Merce da gestire. E non uso la parola “bene” per l’eccessiva consonanza al Bene… che soffre in questi tempi davvero bui.
“Gino Cecchettin ha bisogno di riposare”: ce lo assicura Andrew Nurberg nota agenzia di comunicazione di Londra (che è pure agente letterario). A pensare che Gino sia il papà di Giulia, sarebbe il nostro buon senso ad assicurare tale necessario riposo, dopo una tragedia che ha colpito il Paese. Figuriamoci un padre, vedovo per giunta. E invece arriva oggi il bravo comunicatore a fare l’annuncio… perché domani possa riprendersi sotto i riflettori di un libro, di un film ad hoc? L’anonimo Gino merita una riflessione pacata su questo dramma collettivo che stiamo vivendo. Siamo tutti anonimi in cerca di assurgere a persone di successo, anche sulle disgrazie della nostra vita, dei nostri cari? Sulle nostre miserie, sulle nostre mancanze? Beh Signori lettori, sembrerebbe proprio di sì stando alla rilettura morale dei post, dei social non solo dei nostri giovani che tanto ci scandalizzano. Ringrazio l’amico e collega Nicola Porro che è stato l’unico a levare una riflessione sul tema. Che io provo a rilanciare e se possibile ulteriormente allargare. Lo scandalo vero è come gestiscono i social i papà e le mamme dei nostri ragazzi. È la nostra generazione quella che andrebbe messa sotto le lenti di ingrandimenti di analisti, psicologi e sociologi in primis. Andate a vedere i social… che pena. La Merce di Gino è diventata persino la Vita e la Morte; ma il rischio è che siamo tutti Gino, se penso che la Verità di comodo o la Bugia evidente attecchiscano in rete con la stessa dignità. Voi mi direte; dai Massimo qualcosa sta cambiando dopo lo scandalo di Chiara Ferragni. Va bene. Posso ancora guardare il futuro della comunicazione con Fiducia ma ci rendiamo conto come tutto il popolo bue prima inneggi ed esalti poi disprezzi sulla base ancora dopo duemila anni del concetto di odio della massa, del gregge della moda e del conformismo e non la ragione del singolo? Dov’è la consapevolezza e a questo punto la coscienza dell’individuo? Al mercato di Gino e della Chiara Ferragni ci sono numeri, non persone. E la Merce non ha dignità e forse neanche memoria.