domenica, 22 Dicembre, 2024
Società

Netanyahu contro tutti. Biden invia Sullivan

"Hamas ha usato gas tossici il 7 Ottobre". Meloni su risoluzione Onu: astensione Italia ponderata

Israele continuerà la sua guerra contro Hamas “nonostante le pressioni internazionali”. Lo ha detto il premier Benyamin Netanyahu durante la visita ad una base militare nel sud del Paese. “Andremo fino in fondo, non c’è dubbio. Lo affermo – ha aggiunto – nonostante il dolore enorme, ma anche nonostante le pressioni internazionali.” Contro Netanyahu si è scagliato il leader dell’opposizione Yair Lapid secondo il quale non è chiaro il percorso che sta facendo il premier: “Netanyahu sta facendo quello che ha fatto per tutta la vita: incitare, mentire e produrre odio. Ora è solo che lo sta facendo nel bel mezzo di una guerra aspra, quando i soldati vengono uccisi ogni giorno. Non ha imparato nulla dal 7 ottobre. Il disastro non lo ha cambiato. Non è in grado di ammettere la sua colpa. Quest’uomo non può continuare ad essere il capo del paese. È troppo pericoloso”, ha detto Lapid. In una serie di post su X, il leader di Yesh Atid insiste sul fatto che l’idea di riportare Abbas a Gaza è un’ipotesi scartata da tutti ma che Netanyahu sta intenzionalmente seminando una frattura con gli Stati Uniti per un guadagno politico. “Ha inventato questa idea impraticabile in modo da poter dire che combatterà contro di essa con tutte le sue forze”, scrive Lapid, non escludendo però l’idea di riportare l’Autorità Palestinese a Gaza senza Abbas. “Ne ho parlato con la leadership americana, con gli europei, con la gente del partito di unità nazionale, con chi volete. Nessuno capisce di cosa stia parlando. Nessuno pensa che questo possa accadere nel prossimo futuro. Nessuno! Non capiscono cosa vuole.”

Biden incontra famigliari ostaggi

Si alza lo scontro interno tra le forze politiche in Israele e anche una certa tensione tra Netanyahu e Biden che in questi giorni ha insistito affinché si arrivi ad allentare l’azione di guerra nella Striscia di Gaza. Il “cessate il fuoco” per Israele non è ancora praticabile, “sarebbe un regalo a Hamas”, lo sostiene anche l’Amministrazione americana che, però, teme la contrarietà dell’opinione internazionale verso l’operazione militare prolungata nella Striscia di Gaza. E la risoluzione Onu che chiede il cessate il fuoco immediato ne è la riprova. Biden, ieri, per dimostrare l’interesse alla vicenda dei civili coinvolti, ha incontrato alla Casa Bianca, in privato, alcuni famigliari degli ostaggi di Hamas: ne risultano sequestrati ancora più di cento e una quindicina di donne. Intanto il Qatar, paese che con Stati Uniti e Egitto, è in prima linea nelle trattative tra Hamas e Israele, ha trasmesso ai miliziani le nuove proposte per il rilascio degli ostaggi, tra cui un possibile accordo che comprenderebbe la liberazione non solo delle donne, ma anche degli uomini. Ma, finora, secondo fonti americane, non ci sono state risposte.

Palestinesi, sfiducia in Abu Mazen

La preoccupazione del Presidente Biden di una forte perdita di consenso verso Israele, che pure è il Paese che è stato aggredito, è concreta. In Cisgiordania, ad esempio, il sostegno al gruppo estremista “è più che triplicato” rispetto a tre mesi fa, mentre nella Striscia di Gaza è sì aumentato, ma non in modo significativo. Nonostante questo, sia in Cisgiordania che nella Striscia di Gaza la maggioranza non sostiene Hamas. E’ quanto emerge dall’ultimo sondaggio condotto dal Centro palestinese per la politica e la ricerca (Psr) svolto tra il 22 novembre e il 2 dicembre 2023 su un campione di 1.231 adulti, di cui 750 intervistati faccia a faccia in Cisgiordania e 481 nella Striscia di Gaza. I ricercatori hanno tenuto a sottolineare che “il sostegno ad Hamas di solito aumenta temporaneamente durante o immediatamente dopo una guerra, per poi ritornare al livello precedente diversi mesi dopo la fine del conflitto”. Se cresce il sostegno per Hamas, diminuisce, e in modo significativo, quello al presidente palestinese Abu Mazen e al suo partito Fatah. Crolla anche la fiducia nell’Autorità palestinese nel suo complesso, tanto che quasi il 60% delle persone interpellate ne chiede lo scioglimento. Nonostante il calo di fiducia nei confronti di Fatah, “la personalità palestinese più popolare rimane Marwan Barghouti, leader di Fatah, ancora capace di battere il candidato di Hamas, Ismail Haniyeh o chiunque altro”, hanno rimarcato i ricercatori. Cresce tra i palestinesi anche il sostegno alla lotta armata, che fa segnare un +10% rispetto a tre mesi fa, “con oltre il 60% delle persone che ritiene che sia il mezzo migliore per porre fine all’occupazione israeliana” e “in Cisgiordania la percentuale è ancora più alta, arrivando a sfiorare il 70%”. “Inoltre, la maggioranza in Cisgiordania ritiene che la creazione di gruppi armati nelle comunità prese di mira dai coloni sia il mezzo più efficace per combattere il terrorismo dei coloni.” Riguardo alla prospettiva di rilanciare la soluzione dei due Stati, nonostante “la mancanza di fiducia nella serietà a riguardo di Stati Uniti e Paesi europei, il sostegno alla soluzione dei due Stati non è diminuito, al contrario è leggermente aumentato sia in Cisgiordania che nella Striscia di Gaza”.

Hamas ha usato gas tossici

Opinioni che si scontrano con la realtà dei fatti. Ieri violenti scontri sono continuati a Khan Younis, la città nel sud della Striscia dove le forze israeliane premono anche verso sud-ovest. Le Brigate Al-Qassam, ala militare di Hamas, rispondono lanciando razzi contro la città israeliana di Ashdod. Mentre a nord, l’esercito israeliano ha colpito una cellula degli Hezbollah dopo che da oltre confine sono stati lanciati numerosi razzi verso l’area israeliana di Yiftah. Ieri ci sono state anche polemiche per un video nel quale si vedevano militari delle forze israeliane di difesa abbracciati in cerchio che intonano cori razzisti. Una condotta “discutibile” per la quale le autorità militari di Tel Aviv stanno valutando misure disciplinari. “La disumanizzazione dall’alto sta ricadendo soprattutto sui soldati”, ha commentatp Dror Sadot, portavoce del gruppo israeliano per i diritti umani B’Tselem, che da tempo documenta gli abusi israeliani contro i palestinesi. Intanto è emerso che alcuni soldati israeliani in servizio di sorveglianza il 7 ottobre scorso nella base di Nahal Oz sono stati uccisi da un gas tossico che ha provocato soffocamento e perdita di coscienza pochi minuti dopo essere stato respirato. Durante l’assalto di Hamas sono stati uccisi 15 soldati e 6 sono stati presi in ostaggio.

Diplomazia internazionale

Ieri è intervenuto anche il ministro degli Esteri del Regno Unito, David Cameron, dopo che il Governo inglese ha varata ulteriori sanzioni a sette individui legati agli estremisti palestinesi: “Hamas non può avere futuro a Gaza. Le sanzioni odierne contro Hamas e la Jihad islamica palestinese continueranno a tagliare loro l’accesso ai finanziamenti e a isolarli ulteriormente. Continueremo a lavorare con i partner per raggiungere una soluzione politica a lungo termine in modo che israeliani e palestinesi possano vivere in pace”. Mentre al Parlamento Europeo il premier spagnolo Sánchez ha chiesto di usare la stessa chiarezza mostrata sul conflitto in Ucraina “a proposito dei civili innocenti uccisi a Gaza” e la Presidente della Commissione Ue Ursula Von der Leyen ha detto di essere “a favore di sanzioni contro i coloni israeliani estremisti”. Ieri c’è stato anche un incontro tra il Segretario di stato del Vaticano, cardinale Pietro Parolin e il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amir Abdollahian. Alla fine del colloquio ha riferito l’Agenzia iraniana Fars, citando le parole di Abdollahian: “l’Iran non è interessato ad espandere la portata della guerra nella regione; ciò che sta accadendo nella Striscia di Gaza è un genocidio e il mondo non lo considera tollerabile. Il Vaticano può svolgere un ruolo efficace nel porre fine al genocidio in Palestina.”

Meloni: astensione Onu ponderata

Quanto alla posizione dell’Italia, la premier Meloni, ha commentato la risoluzione dell’Onu dicendo che “il voto di astensione è stato estremamente ponderato, non è un voto contrario: con l’astensione si dice condividiamo delle parti ma non delle altre. Continuiamo a lavorare per una tregua, concentrandoci sulla popolazione civile di Gaza”. La mozione, ha spiegato Meloni, “era sbilanciata, da una parte conteneva cose condivisibile ma dall’altra non aveva neanche un riferimento ad Hamas e quello che è accaduto.” Ora l’Italia “continua prevalentemente a dialogare con i Paesi arabi, islamici, per una de-escalation e a passare messaggi di moderazione e ragionevolezza anche al governo israeliano”. Infatti la risoluzione che chiede il cessate il fuoco umanitario immediato a Gaza è stata votata con 153 voti a favore, 10 contrari, tra cui Israele e Stati Uniti,e 23 astenuti, tra cui, appunto, Italia e anche Germania. L’ambasciatore israeliano, Gilad Erdan, in risposta ha mostrato il numero di telefono dell’ufficio di Yahya Sinwar, il leader di Hamas nella Striscia di Gaza. “Chiamatelo per chiedere il cessate il fuoco” ha detto mostrando un cartello con sopra scritto un numero di telefono e la foto di Sinwar.

Forti piogge sugli sfollati

Infine a complicare la situazione arrivano anche le piogge torrenziali che hanno provocato estesi allagamenti negli attendamenti a Rafah e che hanno creato ulteriori difficoltà alle migliaia di persone sfollate. Nella zona di Muwasi, in riva al mare, e nell’area che corre lungo il confine con l’Egitto le tendopoli sono inaree aperte, prive di qualsiasi infrastruttura. Nonostante il volume degli aiuti umanitari destinati a Gaza è cresciuto grazie all’iniziativa israeliana di procedere simultaneamente all’ispezione preliminare di sicurezza dei camion provenienti da el-Arish (Egitto) in due valichi israeliani, Nitzana e Kerem Shalom, gli arrivi sono sempre scarsi. Negli ultimi due giorni da quei valichi sono passati 195 camion, per lo più di prodotti alimentari e di acqua. Passano anche medicinali e carburante.

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