La Presidenza della Cei ha deciso di promuovere una Giornata nazionale di digiuno, preghiera e astinenza per la pace e la riconciliazione. La data scelta è martedì 17 ottobre, in comunione con i cristiani di Terra Santa secondo le indicazioni del Cardinale Pierbattista Pizzaballa, Patriarca di Gerusalemme dei Latini, che a nome di tutti gli Ordinari, ha chiesto alle comunità locali di incontrarsi “nella preghiera corale, per consegnare a Dio Padre la nostra sete di pace, di giustizia e di riconciliazione”. Per la “giornata” è stato predisposto uno schema di preghiera.
La lettera del cardinale
In una lettera indirizzata a tutti i fedeli il cardinale ha scritto: “in questo momento di dolore e di sgomento, non vogliamo restare inermi. E non possiamo lasciare che la morte e i suoi pungiglioni (1Cor 15,55) siano la sola parola da udire. Per questo sentiamo il bisogno di pregare, di rivolgere il nostro cuore a Dio Padre. Solo così potremo attingere la forza e la serenità di vivere questo tempo, rivolgendoci a Lui, nella preghiera di intercessione, di implorazione, e anche di grido. A nome di tutti gli Ordinari di Terra Santa, invito tutte le parrocchie e comunità religiose ad una giornata di digiuno e di preghiera per la pace e la riconciliazione”, e aggiunge il neo-cardinale, “è questo il modo in cui ci ritroviamo tutti riuniti, nonostante tutto, e incontraci nella preghiera corale, per consegnare a Dio Padre la nostra sete di pace, di giustizia e di riconciliazione.”
Adesioni all’appello
Moltissime associazioni, cattoliche e non, hanno aderito all’appello. Ha annunciato la sua adesione il movimento di Comunione e Liberazione: “condividiamo profondamente le recenti parole di Papa Francesco: il terrorismo e gli estremismi non aiutano a raggiungere una soluzione al conflitto tra Israeliani e Palestinesi, ma alimentano l’odio, la violenza, la vendetta, e fanno solo soffrire gli uni e gli altri. Il Medio Oriente non ha bisogno di guerra, ma di pace, di una pace costruita sulla giustizia, sul dialogo e sul coraggio della fraternità”, sottolinea Davide Prosperi, presidente di Cl. Anche il Movimento non Violento ha aderito: “facciamo nostra questa proposta, che per la sua forza va oltre la dimensione confessionale e parla a chiunque abbia sete di pace, di giustizia e di riconciliazione nel grande dolore e sgomento per quanto sta accadendo.”
Siamo in una fase nuova
In una breve intervista realizzata per il sito Pro Terra Santa, il Patriarca ha raccontato lo sgomento, suo e della popolazione, per quanto accaduto in Israele dopo l’attacco dei terroristi di Hamas. “La situazione è grave”, ha detto Pizzaballa, “c’è grande tensione nel Paese. Le famiglie cristiane di Gaza stanno bene, ma le loro case sono distrutte, scarseggia l’acqua e il gasolio, non c’è corrente.” “Oggi non ha molto più senso andare a scavare su cosa abbia portato a questa situazione. Siamo in una fase nuova, drammatica. Sarà difficile dopo questa guerra ricostruire un minimo di fiducia tra le due parti. Ma questa è una necessità perché israeliani e palestinesi rimarranno qui. La domanda è ‘come’ e ‘quando’: ci vorrà molto tempo, pazienza e l’opera di tante persone di buona volontà.” “Poi, naturalmente, – ha concluso il Patriarca – c’è da lavorare dal punto di vista umanitario. Ora siamo un po’ paralizzati, ma verrà il momento in cui ci sarà bisogno, quindi occorre essere pronti. Ed evitare di usare un linguaggio esclusivo, violento, che significa cadere nella narrativa di coloro che vogliono questo disastro. E che noi non vogliamo.”