Il Governo può fare poco per aumentare le risorse pubbliche da spendere e molto per creare le condizioni per una crescita solida e prolungata nel tempo.
La politica economica dovrebbe guardare lontano e non solo a quello che succederà nel 2024. Il prossimo non sarà un anno buio, ma neanche brillantissimo. Pesano il ritmo lento della discesa dell’inflazione e quello accelerato dei tassi decisi dalla Bce che non ha alcuna intenzione di fermare questi vorticosi rialzi.
Le strettoie del Bilancio pubblico
Inoltre, sul groppone della finanza pubblica gravano decine di miliardi già impegnati per i bonus edilizi e il risultato è presto detto: le risorse dello Stato sono veramente scarse e, se non si vogliono scassare i conti, Meloni potrà solo confermare il taglio del cuneo fiscale, concedere qualche sussidio indispensabile alle famiglie alle prese con benzina e alimentari troppo cari. Poco resterà per la grande malata d’Italia, la Sanità che da sola avrebbe bisogno di almeno 10 miliardi per tornare ad essere meno ingiusta e più civile. Naturalmente il Pnrr dovrà essere attuato altrimenti andrà peggio.
Guardare lontano
Ma sarebbe un errore per il Governo limitarsi solo a cercare di fare il possibile per mantenere nel 2024 una crescita inferiore alle aspettative ma comunque superiore a quella di altre potenze economiche.
Meloni e i suoi ministri dovrebbero concentrarsi su come assicurare all’Italia una crescita nel lungo periodo che non sia mai inferiore al 2-2,5%. È questa la vera sfida per un Governo che immagina di stare in piedi per i prossimi 4 anni. Per la prima volta da qualche lustro, un Governo ha la possibilità di avviare un cantiere per rimuovere tutti gli ostacoli strutturali alla crescita, aumentare l’efficienza e la competitività complessiva del sistema Italia e liberare l’economia italiana dal piombo che le impedisce di volare alto.
Un consulto per rilanciare la crescita
Se Meloni adottasse questa prospettiva di medio-lungo termine dovrebbe aprire una consultazione con tutte le forze produttive del Paese, ascoltare le loro esigenze, capire quali sono gli ostacoli che provocano una crescita asfittica e incostante e ridisegnare insieme una politica industriale nazionale. Si tratta di effettuare una ricognizione dei mali dell’economia italiana per avviare uno sforzo corale per far ripartire uno sviluppo stabile. Non sarà un’operazione indolore perchè bisognerà smantellare una rete soffocante di privilegi corporativi, di rendite di posizione, di regalie e sussidi immotivati e improduttivi.
Rinascita e orgoglio nazionale
Ma è quello che serve al Paese. E un Governo che insiste sull’orgoglio nazionale dovrebbe capire che questa operazione serve a creare le condizioni per uscire dal grigiore del declino iniziato da quasi 30 anni e far “rinascere” l’Italia che crea ricchezza e le condizioni per distribuirla meglio.