venerdì, 22 Novembre, 2024
Economia

Spesa ‘povera’ per gli italiani: il caro vita blocca i consumi delle famiglie

Carrelli della spesa sempre più vuoti, con il caro vita che non accenna ad arrestarsi: l’erosione del potere d’acquisto e dei risparmi incide notevolmente sulla spesa delle famiglie che, stando alle previsioni, dovrebbe diminuire nel secondo semestre di -3,7 miliardi rispetto ai primi sei mesi dell’anno. Secondo quanto emerge dalle previsioni elaborate dal Centro Europa Ricerche per Confesercenti, a causa della frenata del secondo semestre, la crescita complessiva della spesa delle famiglie a fine anno dovrebbe attestarsi sul +0,8%, contro il +4,6% dello scorso anno.

Le cause

A incidere sulla resa dei consumi viene indicato, in primo luogo, il lungo periodo di alta inflazione, a cui segue l’aumento dei tassi di interesse portato avanti dalla Bce, giunta al decimo rialzo consecutivo: una decisione adottata per contrastare l’inflazione, ma che influenza negativamente la capacità di spesa delle famiglie impattando sulla crescita complessiva dell’economia. La quota complessiva dei consumi sul Pil dovrebbe attestarsi al 59,3%, dal 59,8% dello scorso anno, ma al netto dell’inflazione darebbe un contributo reale del 58,4%, il più basso dall’inizio del secolo (nel 2000 era il 59,9%). Su base annua la crescita 2023 si arresterebbe quindi allo 0,7%, contro l’1% fissato come obiettivo nel Def.

Risparmio a tavola

Per Altrocunsumo, con l’inflazione che aumenta i prezzi dei generi alimentari, l’85% degli italiani si è visto costretto a modificare almeno un’abitudine legata all’acquisto del cibo. Metà delle persone tagliano gli alimenti non essenziali o comprano marche più economiche. Il dato più preoccupante? Il 20% compra in generale meno cibo; il 31% meno carne e pesce; e il 16% rinuncia a frutta e verdura: un sacrificio che va a svantaggio della nostra salute.

“Spronare i consumi della famiglie”

Gli analisti di Confesercenti, d’altro canto, sottolineano come sia possibile invertire la tendenza, ma “occorre agire tempestivamente per riportare la crescita in linea con gli obiettivi” e aggiungono che “occorrerebbe una maggiore crescita dei consumi di 4 miliardi nel secondo semestre, con contributo alla crescita del PIL che salirebbe da 0,6 a 0,9 punti. Tenendo conto che la propensione al consumo è oggi pari al 93%, questo aumento di spesa potrebbe essere ottenuto detassando per 4,3 miliardi le tredicesime. Un minor introito che però verrebbe parzialmente recuperato”. La conclusione: “La maggiore crescita e la maggiore spesa per consumi generate dalla detassazione delle tredicesime porterebbero a un aumento di gettito di 1,3 miliardi, riducendo il costo del provvedimento per il bilancio pubblico a 3 miliardi”.

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