mercoledì, 5 Febbraio, 2025
Società

Laurea in Infermieristica, calo di domande (-10%). La FNOPI: “Senza queste figure l’Italia non avrà più un Ssn degno di questo nome”

Diminuiscono ancora le domande di accesso ai corsi di laurea di Infermieristica. In alcuni atenei le iscrizioni non raggiungono nemmeno il numero di posti a bando. A renderlo noto è la Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche (FNOPI) spiegando che la riduzione media è del -10% rispetto allo scorso anno accademico, con il rapporto minimo domande/posti che il Paese abbia mai registrato: -12,6% al Nord, -15% al Centro e -5,7% al Sud. Nel comunicato della FNOPI si legge: “Senza infermieri l’Italia non avrà più un SSN degno di questo nome, ci aspetta una lunga stagione assistenziale e non saremo più in grado di garantire salute a tutti. È una prospettiva concreta, reale, che comporta perdite economiche, sociali, oltre che un restringimento dei diritti civili”.

Cambio immediato dei modelli organizzativi

La Federazione infermieristica chiede un intervento deciso e non più rinviabile delle istituzioni; a fronte della situazione di fortissimo rischio, la FNOPI fissa i paletti inderogabili per il recupero dell’assistenza. “È necessario che la ‘questione infermieristica’ venga affrontata nella sua totalità – si precisa nel comunicato – non solo quantitativamente, ma anche qualitativamente, con l’evoluzione degli attuali percorsi formativi offerti ai giovani futuri infermieri, i veri garanti dell’assistenza”. Inoltre, la Federazione chiede un cambio immediato dei modelli organizzativi. “Per invertire la rotta – prosegue la FNOPI – è necessario e non più rinviabile: il finanziamento delle lauree magistrali abilitanti a indirizzo clinico per avere infermieri specialisti in grado di gestire una filiera assistenziale composta da più professionisti con livelli di competenze diversificate; il finanziamento dei docenti infermieri, che devono rientrare sotto il governo del ministero dell’Università e non più sotto quello delle aziende; la revisione dei criteri di accesso ai corsi di laurea triennali (test di ammissione separato con nuove modalità; autonomia e specificità della selezione al corso). La Federazione Infermieri chiede dunque un cambio immediato dei modelli organizzativi con maggiore autonomia infermieristica e una nuova riqualificazione, il riconoscimento della branca assistenziale infermieristica nei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) e nuovi sbocchi di carriera e professionali.

Sul fronte della retribuzione

Per quanto riguarda la retribuzione, FNOPI chiede: “L’indennità di specificità infermieristica va aumentata di almeno il 200% (216 euro lordi/mese). Per evitare esodi sull’asse Nord-Sud, così come all’estero, si deve infine intervenire subito sulle modalità di reclutamento e ingaggio per coprire sia i singoli servizi sia le singole aree geografiche con i più giusti e motivati professionisti, in coerenza con le competenze e le specializzazioni, grazie a concorsi mirati e infungibilità”. Il presidente della FNOPI, Barbara Mangiacavalli, afferma: “Nessuna altra soluzione può essere ritenuta adeguata se prima non saranno messe in atto queste nuove misure strutturali. Senza un deciso e immediato cambio di rotta è a rischio l’applicazione dell’articolo 32 della Costituzione”.

Prospettive future senza interventi

Secondo la Federazione “I problemi da affrontare sono tre: rispetto alla demografia, il calo di giovani che porterà inevitabilmente a una riduzione dei possibili candidati futuri; la necessità che la professione abbia sbocchi di carriera e professionali strutturati e costanti; l’aumento del costo della vita, che rende le scelte dei giovani più ‘stanziali’, scoraggiando la mobilità universitaria in regioni distanti da quella di residenza. E ovviamente la retribuzione tra le più basse d’Europa completa il quadro negativo: in Italia vale il 23% in meno rispetto alla media OCSE”. La FNOPI ha inoltre evidenziato i numeri della carenza infermieristica precisando: “La Corte dei conti nella sua memorai al NADEF 2022 l’ha ufficializzata in -65.000 unità e con il decreto 77/2022 di riordino dell’assistenza sul territorio (per attuare il PNRR) ne servono almeno altri 20.000 (quelli di famiglia e comunità) – sottolineando – nei prossimi anni poi la situazione è destinata a peggiorare: i 10.000 pensionamenti annui di infermieri dal 2029 raddoppieranno; quasi 30.000 infermieri italiani sono andati all’estero per le scarse prospettive del nostro Paese (e la formazione di ognuno è costata in media allo Stato circa 30.000 euro) e ne continuiamo a perdere circa 3.000-3.500 ogni anno. Al contempo, rileviamo oltre 13.000 infermieri stranieri in servizio, a vario titolo, sul territorio nazionale senza iscrizione agli Ordini e senza i dovuti controlli sulla conoscenza della lingua (in virtù delle deroghe prevista da decreti emergenziali), che quindi lavorano in un contesto di totale insicurezza delle cure. È cambiato il modo di fare sanità – conclude la Federazione – ma gli standard ancora no: gli ultrasessantacinquenni sono il 25% della popolazione e a loro, come alle altre categorie di cittadini servono poche e puntuali prestazioni cliniche e lunghe stagioni assistenziali che solo gli infermieri possono garantire”.

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