Sull’Italia pendono 84 procedure d’infrazione da parte dell’Unione europea e finora sono stati sborsati 829 milioni di euro in dieci anni per il mancato adeguamento all’ordinamento europeo. L’Italia è uno dei paesi più bersagliati dalla Commissione europea ed è al sesto posto per infrazioni contestate, ma se si considerano quelle che si trovano allo stadio più avanzato, ovvero partite prima, sale in vetta alla classifica. Abbiamo cominciato prima, e di più, a fare infrazioni.
Infrazione, le nuove procedure
Tante infrazioni in fase avanzata significa che stanno per arrivarci una raffica di sanzioni in tempi ravvicinati e il Governo ha cercato di correre ai riparti. Il Dipartimento delle politiche europee, che fa capo al ministro Fitto, nei giorni scorsi, ha aggiornato i dati rendendo noto che il Collegio dei Commissari europei ha deciso l’archiviazione di tre procedure di infrazione, ma contemporaneamente ne ha aperte due nuove; due pareri motivati ex art. 258 TFUE, un parere motivato complementare e una decisione di ricorso. Inoltre, a fine luglio 2023, il Segretariato generale della Commissione ha avviato anche tre nuove procedure di infrazione per mancato recepimento nei termini di tre direttive UE. Pertanto in base alle decisioni le procedure di infrazione a carico dell’Italia si attestano in un totale di 84, di cui 63 per violazione del diritto dell’Unione e 21 per mancato recepimento di direttive. A questo ritmo non sarà sempre più difficile smaltirle del tutto.
La sanzione pecuniaria
Le procedure di infrazione sono i provvedimenti che l’Unione europea avvia nei confronti degli Stati che non adeguano il proprio ordinamento. In totale attualmente sono 1.750 da tutta Europa, di cui oltre il 10% in fase di contenzioso presso la Corte di Giustizia europea. Le infrazioni partono quando non viene recepita integralmente una direttiva nel tempo stabilito oppure quando il paese aderente non applica le norme in modo corretto. La procedura è complessa e arriva fino alla Corte di Giustizia che chiede alle autorità nazionali di rimediare, ma nel caso non accada, allora la Commissione ricorre nuovamente alla Corte e scatta la sanzione pecuniaria. L’Unione europea tiene una banca dati secondo i cui dati, fino al primo semestre 2023, le procedure pendenti erano in totale 1.750 di cui 725 (il 41,4%) sono procedure legate alla mancata comunicazione. In generale, quasi la metà (840) sono quelle nella fase centrale, mentre 185 quelle nella fase più avanzata attraverso le quali potrebbero arrivare sanzioni economiche.
Spagna peggio dell’Italia
Peggio dell’Italia, tra i grandi paesi europei, fa solo la Spagna con 100 procedure attivate. il paese iberico è infatti quello con il valore più alto in assoluto. Sotto infrazione, più dell’Italia, ci sono anche Belgio, Bulgaria, Grecia e Polonia. Ma non ne hanno poche neppure Germania (68) e Francia (61). Se si estrapolano soltanto le procedure in fase finale; quelle cioè che potrebbero far scattare la sanzione, l’Italia ne ha 22 (il 26,8%) mentre tra gli altri paesi, con numeri consistenti, ci sono la Grecia (21,1%), l’Ungheria (20,9%) e l’Irlanda (20,4%).
Ambiente e finanza
Per l’Italia la maggior parte di queste riguardano tematiche ambientali, sui quali ci dibattiamo anche da oltre vent’anni, e a seguire la stabilità finanziari, servizi finanziari e unione dei mercati dei capitali. Il Governo, di recente, ha cercato di correre ai ripari e con il decreto 69 del 13 giugno scorso, convertito in Legge 186 il 10 agosto. La nuova Legge ha messo i presupposti per agevolare la chiusura di 8 procedure di infrazione e altrettante pre-infrazione e “provvede ad assicurare un immediato adeguamento dell’ordinamento nazionale a diversi regolamenti e direttive europee”. Meglio che pagare sanzioni salatissime.