domenica, 17 Novembre, 2024
Attualità

Zuckerberg sfida Twitter: arriva Threads. Boom di iscrizioni: 10 milioni in 7 ore

Mark Zuckerberg con la nuova piattaforma Threads ha ufficialmente lanciato la sfida a Twitter del grande rivale Elon Musk. La data del 6 luglio resterà nella storia dunque per il primo post effettuato dall’amministratore delegato di Meta (e dunque di Facebook). Di che si tratta? In pratica è un’applicazione per la conversazione sullo stile di Instagram che prevede i like e il rilancio dei post, offre una serie di vantaggi, tra cui la sua enorme base di utenti, nonché forti relazioni con gli inserzionisti. Sono stati introdotti codici che permettono a chi è su Instagram di entrare direttamente sulla piattaforma e di invitare i follower a segnarsi in automatico nella nuova app. Consentirà agli utenti di pubblicare fino a 500 caratteri di testo, fino a cinque minuti di video e collegamenti oltre a immagini. Le persone possono controllare chi li nomina, le risposte ai thread contenenti parole specifiche possono essere filtrate e altri utenti possono essere non seguiti, bloccati, limitati e segnalati.

La difficoltà di Twitter

Chiaro è che l’obiettivo di Zuckerberg è quello di soffiare ‘clienti’ a Twitter (acquistato a ottobre da Musk) che sta vivendo un momento non facile dopo la decisione di limitare il numero di post che gli utenti potevano leggere. Un vero guanto di sfida quello del Ceo di Meta verso Musk: “Ci vuole una app per la conversazione pubblica con più di un miliardo di persone. Twitter ha avuto la possibilità di farlo, ma non ci è riuscito. Noi speriamo di sì”, ha postato su Threads Zuckerberg. Musk ha replicato, naturalmente con un cinguettio: “È infinitamente preferibile essere attaccati da sconosciuti su Twitter, piuttosto che abbandonarsi alla falsa felicità di nascondere il dolore su Instagram”.

Inizio con il botto

L’inizio negli Stati Uniti è stato incoraggiante se si pensa che nelle prime sette ore di vita dieci milioni di persone si sono iscritte a Threads. Il lancio però si limiterà agli Stati Uniti e non si estenderà all’Europa per la politica restrittiva sull’utilizzo dei dati da parte di Bruxelles che non avrebbe dato il via libera almeno fino all’autunno.
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