L’aumento dei materiali da costruzione e la proroga (inaspettata) dello split payment deciso dalla Ue. Sono le emergenze sulle quali l’Associazione nazionale costruttori edili chiede l’intervento rapido del Governo. Problemi che si incrociano nel difficile contesto di una ripresa fragile.
L’emergenza caro materiali
La prima questione è il caro materiali. Un rialzo che crea uno squilibrio tra mercato, imprese e committenti. “La situazione sta diventando insostenibile per le imprese”, scrive l’Associazione dei costruttori, “i dati dimostrano che i soldi stanziati dal Governo Draghi e confermati dall’attuale esecutivo non siano ancora arrivati e Ance ricorda che nel biennio 2021-2022 i costi dei materiali sono aumentati fino al 40% e che continuando così ci vorrebbero almeno quattro anni per effettuare tutti i pagamenti”. I tempi burocratici tuttavia per l’Associazione sono troppo lunghi per affrontare l’emergenza caro prezzi. Per l’Ance, è necessario un intervento urgente del Governo Meloni.
Il no allo “split payment”
A mettere in difficoltà l’Ance anche un secondo inaspettato problema con la decisione europea di applicare lo “split payment” – un regime particolare che stabilisce che il debitore dell’IVA sia il essionario/committente anziché, come avviene normalmente, il cedente/prestatore -, “la proroga dell’applicazione dello split payment
è una doccia fredda che peserà sulla situazione finanziaria delle imprese di costruzioni, già alle prese con gravi problemi di liquidità dovuti ai ritardi nell’erogazione delle compensazioni per il caro materiali”, commenta il presidente Brancaccio, “alla nota diffusa dal Mef, in cui si annuncia il rinnovo da parte degli organismi Ue dell’autorizzazione ad applicare la scissione dei pagamenti dell’Iva in scadenza il 30 giugno”.
A rischio centinaia di opere
“Come sosteniamo da tempo, la misura, nata con l’intento di combattere ’evasione Iva, dovrebbe essere ormai del tutto inutile vista l’introduzione della fatturazione elettronica, che ha permesso allo Stato di recuperare gettito Iva”, continua la Presidente dei costruttori. “Se togliamo altra liquidità alle imprese che hanno il difficile e fondamentale compito di realizzare i lavori del Pnrr e non solo rischiamo di mettere a repentaglio centinaia di opere”. “Una scelta paradossale conclude Brancaccio e che “appare in netta contraddizione con un fisco amico, principio previsto dalla annunciata riforma fiscale”.