Il 9 maggio, molti si sono interrogati su chi fossero i veterani che sedevano accanto a Vladimir Putin. Quali fossero le “gloriose” vicende di cui sono testimoni viventi.
Tuttavia, come la Russia di Putin ci ha oramai abituati, sul Palco della “Parata della Vittoria” sono salite persone che con la sconfitta del nazifascismo, oggetto della commemorazione, non avevano nulla a che fare.
Dietro alla retorica del cerimoniale di Mosca si nascondono storie molto diverse e decisamente ingloriose.
Innanzitutto è bene precisare che, a differenza di quanto si sarebbe potuto immaginare, nessuno di loro ha combattuto contro le truppe fasciste.
Guardando la foto, alla destra di Putin siedeva un veterano della NKVD, il Commissariato del popolo per gli affari interni che fu un dicastero attivo nell’Unione Sovietica, che operò prima della nascita del KGB.
Yury Dvoikin, questo il nome dell’uomo, ha oggi 98 anni. Nel 1942 si arruolò nell’esercito, ma non arrivò mai al fronte. Nel 1944 fu inviato, per conto del NKVD, nella regione di Leopoli. La guerra era già finita ed il suo incarico fu quello di “eliminare la clandestinità nazionalista sul territorio dell’Ucraina occidentale”.
Per sua stessa ammissione, in soli due giorni, più di 5.000 persone vennero uccise a colpi d’arma da fuoco in Ucraina in quella operazione di “pulizia”.
Alla sinistra di Putin era invece seduto Gennady Zaitsev.
Nato nel 1934, non ha potuto partecipare alla Seconda Guerra Mondiale perché, all’epoca, aveva meno di dieci anni.
Ciò nonostante, si è guadagnato la posizione, nella Piazza Rossa, accanto a Putin grazie a ciò che ha fatto negli anni di servizio prestati nelle fila del famigerato KGB.
All’età di 25 anni, dopo aver prestato servizio nell’esercito, entrò a far parte del servizio segreto sovietico.
Nel corso della sua carriera, non prese parte alla guerra contro i nazisti, ma si distinse nella tristemente nota repressione di Praga, attuata dall’Unione Sovietica contro i giovani studenti cecoslovacchi.
Nel 1968, Zaitsev contribuì a scrivere una delle pagine più atroci della repressione sovietica.
C’era anche lui quando i carri armati di Mosca arrivarono per soffocare le proteste antisovietiche.
Non era uno qualsiasi Zaitsev, ma era al comando di un gruppo della settima direzione del KGB che ebbe un ruolo determinante nella cosiddetta “Operazione Danubio”.
Davvero due veterani di eccezione. Del resto, ogni Paese ha gli eroi che si merita.