L’alto funzionario delle Nazioni Unite in Sudan, Volker Perthes, ha affermato che i generali in guerra hanno concordato di inviare rappresentanti per i negoziati, potenzialmente in Arabia Saudita. Questo, anche se le due parti si sono scontrate nella capitale nonostante un’altra proroga di tre giorni di fragile tregua. I colloqui si concentreranno inizialmente sulla creazione di un cessate il fuoco “stabile e affidabile monitorato da osservatori nazionali e internazionali”, ha affermato Perthes. Una serie di tregue temporanee nell’ultima settimana ha ridotto i combattimenti solo in alcune aree, mentre feroci battaglie hanno continuato a cacciare i civili dalle loro case e a spingere il Paese verso una crisi umanitaria. Perthes ha avvertito che la logistica per i colloqui è ancora in fase di elaborazione. Finora, solo l’esercito ha annunciato di essere pronto a partecipare ai negoziati, senza alcuna parola pubblica da parte del suo oppositore, le forze paramilitari di supporto rapido. Eventuali colloqui sarebbero il primo grande segnale di progresso da quando sono scoppiati i combattimenti il 15 aprile tra l’esercito, guidato dal generale Abdel Fattah Burhan, e le RSF, guidate dal generale Mohammed Hamdan Dagalo. Da allora, circa 530 persone, tra civili e combattenti, sono state uccise, con altri 4.500 feriti. Gli Stati Uniti, nel frattempo, hanno condotto la prima evacuazione di civili americani dal Sudan. Sorvegliato dai droni militari statunitensi, un gruppo di americani ha intrapreso il pericoloso viaggio su strada dalla capitale, Khartoum, alla città del Mar Rosso di Port Sudan. Una nave da trasporto veloce della Marina degli Stati Uniti ha portato 308 sfollati da Port Sudan al porto saudita di Jeddah. Esplosioni e colpi di arma da fuoco hanno echeggiato in alcune parti di Khartoum e della città vicina, Omdurman. Le due parti hanno annunciato domenica scorsa che avrebbero rispettato un’estensione di 72 ore del loro cessate il fuoco nominale della scorsa settimana. Gli Stati Uniti e l’Arabia Saudita hanno condotto una campagna internazionale concertata per convincere il generale a smettere di combattere e ad impegnarsi in negoziati più approfonditi per risolvere la crisi.