I ritardi progettuali del Piano nazionale di ripresa e il potere di acquisto delle famiglie che perde consistenza, sono i due problemi che per Confesercenti condizioneranno l’economia. Un timore reale, malgrado i segni positivi di una ripresa dell’economia trainata dal turismo.
Famiglie in difficoltà
“Un tasso di crescita dell’1% quale quello prospettato dal Documento economico e finanziario”, scrive la Confesercenti, “è senz’altro alla portata della nostra economia, che ha dimostrato grande solidità nel corso della crisi Covid così come lo scorso anno in presenza del formidabile rialzo dei prezzi dell’energia. Ma l’erosione del potere d’acquisto delle famiglie e i ritardi sul Pnrr rischiano di compromettere gli andamenti economici del 2023″.
Perdita di potere di acquisto
Malgrado il segnale positivo dato dai flussi turistici in ripresa per la Confederazione la crisi sta mettendo in difficoltà se non fuori gioco le famiglie, o quella fascia sociale che maggiormente avverte il peso dell’inflazione. “La spinta del turismo, che nonostante il persistere di alcune criticità mai risolte”, osserva la Confesercenti, “a partire dall’annosa questione della destagionalizzazione, sta recuperando i livelli pre-pandemia, potrebbe contribuire in modo decisivo a conseguire il risultato di crescita atteso dal governo. Tuttavia, non possiamo mancare di sottolineare l’ostacolo posto dalla perdita di potere d’acquisto delle famiglie, che si protrarrà per tutto l’anno e che secondo le nostre valutazioni porterà a una caduta del volume delle vendite al dettaglio pari al -2,5%”.
I costi dei ritardi del Pnrr
“Le prospettive dei consumi restano quindi assai più deboli di quelle del Pil e questo è un elemento di grande fragilità per il quadro programmatico assunto nel Def”, fa presente la Confederazione, “bisognerà fare dunque il possibile per evitare una frenata della spesa delle famiglie. Il secondo rischio sta invece nell’eventualità che non si riesca ad accelerare i tempi di attuazione del Piano nazionale di ripresa che proprio a motivo del ridotto dinamismo dei consumi costituisce un fondamentale elemento di sostegno della domanda interna. Stimiamo”, conclude la Confesercenti, “che le difficoltà incontrate nell’implementare il Piano abbiano già determinato una perdita di Pil dello 0,4% nel 2022, pari a 7,6 miliardi di euro di minore crescita. E nel 2023 potrebbero costarci ulteriori 5,6 miliardi di euro di aumento del Pil”.