Un microchip, molto probabilmente proveniente dalla Svizzera, sarebbe stato installato su un drone da ricognizione russo “Orlan”, che permette il fuoco dell’artiglieria russa sulle posizioni ucraine. Questo componente elettronico è prodotto dalla società U-blox, con sede a Zurigo, leader mondiale nella produzione di microchip per l’industria automobilistica e medica.
A rivelare questi dettagli è stata un’inchiesta condotta dalla RSI – Radiotelevisione Svizzera. Su richiesta dei giornalisti svizzeri, l’azienda U-blox ha spiegato: “dal 2002 abbiamo condotto un corso molto severo per vietare la vendita diretta e indiretta dei nostri prodotti a clienti che li utilizzano per scopi militari”.
Allora come sono arrivati dalla Svizzera al Paese aggressore i semiconduttori e i microcircuiti con cui i droni delle Forze armate russe mantengono la comunicazione con il sistema di navigazione russo?
Prima dell’inizio della guerra su larga scala, tutte queste merci potevano essere inviate in Russia per uso civile. A partire dal 4 marzo 2022, dopo l’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, il governo federale svizzero ha vietato l’esportazione diretta di tali beni a Mosca. Oggi sono considerati beni strategici necessari per il riarmo dell’esercito del Cremlino.
Non avrebbero dovuto entrare in Russia, ma il loro flusso non si è fermato, nonostante l’introduzione del regime di sanzioni. Lo si può provare grazie ai dati aggregati doganali che sono pervenuti ai giornalisti della RSI. Nell’ultimo anno di guerra ci sono state almeno 14 spedizioni dalla Svizzera, etichettate come “prodotti non militari”, compresi i moduli elettronici necessari per comunicare con il sistema di navigazione satellitare.
Queste consegne sono state effettuate, da cinque società cinesi, tra il 26 maggio e il 28 settembre 2022.
Le società commerciali cinesi sono ora particolarmente attive in Russia. Almeno sulla carta sono tutti cinesi, ma un’analisi più attenta rivela qualcos’altro. Denys Gutyk, del Consiglio di sicurezza economica dell’Ucraina, ha spiegato: “Molte di queste società sono in realtà russe: sono state registrate e create da cittadini della Federazione Russa”.
La Radiotelevisione Svizzera non può, ovviamente, provare l’effettivo utilizzo di questi chip in ambito militare, ma è sicura che il destinatario finale di questi carichi sia stata la società russa SMT-ILogic. Il governo federale della Svizzera ha introdotto sanzioni contro questa società russa solo il 25 gennaio 2023.
Per comprendere meglio la questione, è sufficiente visitare il “deposito” ucraino dove sono immagazzinati sia i frammenti metallici dei corpi missilistici sia i microchip, recuperati sul campo.
L’analisi condotta dagli esperti del Ministero della Difesa dell’Ucraina su questi reperti ha lo scopo di individuare i Paesi produttori delle varie componenti. In particolare, nei missili Kalibr e Iskander sono stati trovati semiconduttori di almeno due società svizzere: ST Microelectronics, con sede a Ginevra, e Traco Power, con sede a Baar, nel cantone di Zugo. Entrambe le società affermano di aver sospeso tutte le vendite, tutte le esportazioni e tutte le loro operazioni commerciali in Russia, nel pieno rispetto delle sanzioni.