mercoledì, 18 Dicembre, 2024
Economia

Pnrr a rilento. Entro fine mese le modifiche e poi i nuovi fondi

Rilievi di Bruxelles e tensioni con le opposizioni

L’asticella delle difficoltà per il Governo sale ancora di qualche tacca più in alto. Per il Piano nazionale di ripresa e resilienza ci sono problemi di tempo per la definizione dei progetti e, soprattutto, di
“messa terra” delle opere. Con una data ormai ravvicinata, il 30 aprile giorno che l’Esecutivo guarda con apprensione perché dovrà dare prova che il Piano è stato rivisto secondo le linee guida e i rilievi mossi
dall’Unione europea. Si tratta di una tappa importate perché l’Italia ha chiesto più tempo per ridefinire i progetti e il tempo sta per scadere.

Inoltre questa primavera segna in generale una tappa intermedia sull’intero iter. La corsa per l’attuazione del Piano è infatti iniziata nel 2021 e dovrà terminare – con il compimento delle opere – entro la metà del 2026. Come è noto in ballo ci sono oltre 191 miliardi di euro, (69 miliardi di sovvenzioni e 122 miliardi di prestiti) che l’Europa chiama Recovery fund.

Le riforme e 500 obiettivi

Complessivamente le risorse del Recovery fund agganciate al Pnrr sono legate al raggiungimento di oltre 500 obiettivi, e tra questi il nocciolo duro di 190 misure che vanno ripartite in settori strategici
per investimenti, lo sviluppo, la stabilità e l’innovazione del Paese.
Tra i dossier da centrare, ad esempio, c’è il capitolo delle riforme: dal fisco alla previdenza, la sanità, la giustizia, la Pubblica amministrazione. Passando per temi inediti come la “rivoluzione verde” e digitale, la cybersicurezza e le innovazioni in agricoltura.

I fondi finora concessi

Una road map che deve essere portata avanti a tambur battente con la necessità di una “registrazione” degli sforzi compiuti e da fare. Sulle questioni passate l’Italia ha finora mantenuto il passo, e l’Unione ha
staccato assegni per 67 miliardi di euro. Nel merito 24,9 miliardi sono stati concessi in qualità di pre-finanziamento, nell’estate 2021. Risorse ripartite in 9 miliardi a fondo perduto e 15,9 di prestiti.

La prima vera erogazione agganciata alle realizzazioni è stata di 21 miliardi concessa la primavera dello scorso anno, divisa in 10 miliardi di sovvenzioni e 11 di prestiti. Sempre nel 2022 all’Italia sono stati deliberati a fine anno altri 21 miliardi come seconda parte del finanziamento.

Rallentamento e rischi

I nodi sono arrivati nell’inverno 2023 con l’onda lunga della guerra in Ucraina e l’impennata imprevista del caro energia. Questioni che secondo il Governo hanno stravolto i conti del Pnrr, con il costo aggiuntivo
delle materie prime e le difficoltà più proprie del Paese nello snellire pratiche e mettere a punto bandi e lavori.
Questioni sulle quali il Governo e il premier Giorgia Meloni hanno trovato una sponda con Bruxelles che ha concesso una dilatazione del cronoprogramma. Ma si tratta di un solo mese, quello di aprile per l’appunto.

La task force di Bruxelles

Nel frattempo la task force allestita dai tecnici di Bruxelles sta concentrando l’esame su una cinquantina di obiettivi che erano da raggiungere a fine 2022. Si tratta di dossier in parte legati al Governo
Meloni, tra questi: reti, ferrovie, ricerca, turismo, energie rinnovabili; ma spiccano temi controversi come la riforma della giustizia e della concorrenza con gli annosi casi delle concessioni balneari, portuali fino agli ambulanti.

La data limite del 30 aprile

Lo stand by concesso al Governo italiano finirà quindi il 30 aprile. Poi si dovrà inserire il turbo per proseguire nelle progettazioni. La corsa a tappe per ottenere la quarta tranche da 16 miliardi, (1,9 miliardi di
sovvenzioni e 14,1 di prestiti), prevede di raggiungere 20 milestones e 7 target. Sul piano tecnico c’è da puntualizzare le regole in atto. Il Pnrr infatti si serve di “milestone e target”, che descrivono in “maniera granulare l’avanzamento e i risultati delle riforme e degli investimenti previsti”. In sintesi le milestone sono traguardi qualitativi che individuano spesso fasi chiave dell’attuazione delle misure. E per l’Italia significa in avanti l’attuazione della riforma della giustizia civile e penale, il codice per gli appalti e la riforma del pubblico impiego.

I nodi su stadi e ambiente

C’è un altro punto cruciale da risolvere. L’Esecutivo dovrà anche prendere atto che i tecnici di Bruxelles in sede di valutazione hanno espresso dei rilievi, su alcune norme, ad esempio le concessioni aeroportuali, le reti di teleriscaldamento e due progetti all’interno dei Piani Urbani Integrati. Piani questi ultimi che contengono scelte sulle quali affiorano forti dubbi politici anche in Italia, si tratta della riqualificazione dello stadio di Firenze più un’opera che dovrà sorgere a Venezia dove è prevista la creazione del Bosco dello Sport.
L’Italia è indietro inoltre sulla definizione del Piano energetico del RePowerEu, che tuttavia comporterà una assegnazione di fondi di 2,7 miliardi.

I rilievi sulle concessioni

Da sottolineare che il via libera da parte di Bruxelles su alcune questioni non è affatto scontato. Sulle riforme su cui pende il giudizio della Commissione europea ci sono ad esempio le concessioni portuali. Le
norme decise dal Ministero dei trasporti nei confronti dei concessionari non fissa una durata limite, permette proroghe e soprattutto non coinvolge, nell’affidamento delle concessioni, un’autorità terza. Per Bruxelles, le Authority devono essere enti anche pubblici, ma di natura giuridica privata. Un tecnicismo che però rivela un aspetto economico importante. Perché il mancato assoggettamento delle concessioni portuali date a privati non tiene conto dell’imposta sul reddito delle società (Ires). Per l’Europa il metodo usato dall’Italia aggira la norma di aiuti di Stato.
In Aula tra tensioni e rinvii Intanto al Senato le votazioni sugli emendamenti sul decreto legge per l’attuazione del Piano nazionale di ripresa procedono a singhiozzo. Tra tensioni tra partiti, riunioni
sospese e altre sconvocate. Martedì scorso dovevano riprendere i lavori per l’iter di approvazione. La Conferenza dei capigruppo invece ha confermato lo slittamento dei lavori che riprenderanno la prossima settimana, dopo le festività Pasquali.

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