Lavoro e anziani sono due temi tornati protagonisti sulle cronache e nel dibattito politico. Questioni che sono legate in modo intimo alla difesa, emancipazione e dignità della persona. Temi che a noi stanno particolarmente a cuore.
La questione lavoro è stata rilanciata dal presidente del Consiglio Giorgia Meloni che nell’affrontare la platea della Cgil ha sottolineato l’imprescindibile rapporto tra imprese e occupazione; nel contempo, la scorsa settimana, il Senato ha dato il via libera al disegno di legge delega che dovrà ridare forza e contenuti a politiche sociali rivolte alla terza età. Una decisione che monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia della vita, ha salutato con entusiasmo: “È davvero una buona notizia! Si tratta di una grande riforma che aspettavamo da decenni”.
Imprese e lavoro, il nuovo patto
Il premier a Rimini di fronte ai delegati sindacali della Cgil ha riportato il tema per noi centrale e più volte ribadito su queste colonne, del ruolo determinante delle imprese nel creare lavoro. Con incentivi da dare a chi assume e preveda contratti stabili e buste paga soddisfacenti. Il premier ha insistito su questo punto.
“Noi veniamo da un mondo in cui ci si è detto che la povertà si poteva abolire per decreto. Se fosse così dovrebbe essere lo stato a creare ricchezza, non è così. La ricchezza la creano le aziende con i loro lavoratori”, ha sottolineato Giorgia Meloni che ha puntualizzato la volontà del Governo di “Mettere aziende e lavoratori nelle condizioni di creare ricchezza che si riverbererà su tutti”. È un grande passo in avanti che tuttavia ha bisogno di azioni concrete.
Fondi, imprese e lavoro
Entro il 2027 ci saranno risorse notevoli da dedicare alla formazione, alla occupazione, ai giovani e alle donne. I programmi in sinergia tra Italia e Unione Europea, prevedono di finanziare 21 progetti regionali e 6 nazionali grazie al Fondo sociale europeo, che metterà a disposizione 14,81 miliardi e al cofinanziamento nazionale di 13,83 miliardi. Ci sono a disposizione oltre 28,6 miliardi di euro complessivi. Una cifra mai dedicata alla formazione e al lavoro da investire entro il 2027. Ci sono quattro anni davanti a noi che possono imprimere una svolta. Quella di incentivi alle imprese che devono assumere, creare spazio al lavoro puntando su innovazione, ricerca, inclusione e formazione. Siamo convinti che il Governo così come sottolinea il presidente del Consiglio Giorgia Meloni metterà in campo progetti e persone capaci di gestire programmi e risorse. D’altronde non possiamo permetterci i numeri segnalati da Eurostat, che dicono che in Italia i ragazzi che non studiano e non lavorano sono il 25,1% della popolazione dai 15 ai 34 anni, cioè complessivamente più di 3 milioni. Un dato preoccupante così come, anche chi è “occupabile”, rinunci per motivi diversi ad entrare nel mondo del lavoro. C’è da ricostruire il “valore” del lavoro non con la retorica ma, come detto, con imprese, occupazione e stipendi davvero remunerativi.
Nuove tutele per gli anziani
Il secondo tema sul quale il Governo ha concentrato gli sforzi è quello della legge delega per le politiche in favore della popolazione anziana. Si tratta del Dl 506 approvato dal Senato, che come ricorda il l’arcivescovo Vincenzo Paglia è una riforma che coinvolge l’intero Paese poiché richiede “una nuova visione dell’invecchiamento come anche dell’assistenza e della sostenibilità”. Il vescovo riconosce all’Esecutivo l’impegno dedicato, “Va dato atto all’attuale Governo, che ringrazio di cuore, di questa volontà”. Comprendiamo l’entusiasmo di monsignor Vincenzo Paglia perché come per il lavoro, così come per i 14 milioni di cittadini italiani anziani bisogna riscoprire e dedicare ogni sforzo alla tutela del valore della dignità umana e della persona.
La dignità della terza età
Le analisi fatte sull’Italia che invecchia sono tante, – 200 anziani ogni 100 bambini under 15 – per questo bisogna agire rapidamente, rivedere ciò che non va. Il presidente della Pontificia Accademia della vita, spiega che la stessa pandemia ha rivelato che abbiamo supinamente fatto crescere Rsa, case di riposo, case famiglia e tante altre fantasiose sigle per rispondere — malamente — a tre grandi crisi: “quella della famiglia e della solitudine, che imponeva la delega dell’assistenza ad altri attori; quella del declino demografico e dello spopolamento che fa mancare servizi proprio laddove cresce il mondo degli anziani; e quella del divorzio tra sociale e sanitario come sfere di sovranità totalmente separate e reciprocamente ignoranti”. Ora bisogna attuare come per il lavoro un salto di qualità enorme. Lo possiamo fare perché oggi c’è uno strumento legislativo, e bisogna mettere in campo progetti, programmazione e sperimentazione. Nel 1971 con l’impegno della Dc del Governo dei partiti delle opposizioni e dei sindacati, l’Italia ebbe una riforma per l’infanzia, per la tutela delle madri lavoratrici. Misure che con l’approvazione della legge sui nidi, cambiarono l’attenzione verso l’infanzia. Ora dobbiamo fare lo stesso con gli anziani.
Il provvedimento approvato in Senato prevede l’istituzione di una Carta dei Diritti degli anziani e dei Doveri della comunità. Tre i fondamenti della riforma: il diritto al rispetto e alla dignità, il diritto dell’anziano a scegliere in autonomia e con adeguate informazioni il tipo di assistenza cui aspira, soprattutto quello di rimanere nella propria abitazione, il diritto e la protezione a una vita di relazione. “Papa Francesco”, rivela ancora monsignor Vincenzo Paglia, “che ha potuto vedere questa Carta, l’ha portata pubblicamente come esempio di cura per gli anziani”. Si tratta di valorizzare e tutelare questo enorme capitale sociale di 14 milioni di cittadini. Dobbiamo farlo non solo come memoria per persone che hanno contribuito allo sforzo di crescita della Nazione ma come impegno per il futuro dell’Italia.