Poteri operativi e politici alla “Struttura di missione”. È il nuovo cambio di marcia che sarà discusso oggi in Consiglio dei ministri per accelerare il Piano nazionale di ripresa. Un accentramento di potere nelle mani del Governo attraverso la “Struttura di missione” per un una Governance del Pnrr che darà facoltà ai Ministeri e ministri di cambiare i tecnici, tagliare le “inerzie”, superare inefficienze ed ostacoli burocratici, qualora si registreranno ritardi sui progetti da realizzare. Tra le prerogative della “Struttura di missione” anche
quella di tirare diritto se non saranno raggiunte intese con le Regioni e i Comuni. In questo cambio di passo il Raffaele Fitto, ministro per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il Pnrr, giocherà un ruolo di primo piano. Tanto da essere indicato come nuovo assoluto protagonista e “asso pigliatutto” nella gestione del Piano e fondi europei.
Struttura di missione, la svolta
La Struttura di missione sarà istituita presso la presidenza del Consiglio avrà un coordinatore, quattro direzioni generali, e una cinquanta funzionari in più rispetto ad oggi. La “Struttura, inoltre, – cancellerà la Segreteria tecnica e il Servizio centrale (eredità del Governo Draghi) – si avvarrà del lavoro di una Unità di missione e di un Ispettorato generale. In questo percorso i Ministeri potranno riorganizzare le loro strutture dedicate al Piano e, se sarà necessario, si potrà fare ricorso allo spoils system. Alla Struttura di missione,
sarà affidato un indubbio potere politico, perché luogo di discussione e confronto degli obiettivi concordati con Bruxelles, punto strategico dove avverrà il monitoraggio dei risultati raggiunti. Inoltre avrà una azione di rilievo nelle prossime trattative con la Commissione europea. La nuova governance, secondo le anticipazioni, coinvolgerà anche i sindacati e gli enti locali, ma dal Cdm si capirà come. La Cgil, Cisl e
Uil, oltre alle categorie produttive e sociali, non vogliono solo ascoltare ma chiedono di dire la loro sul Pnrr, sollecitando un diretto coinvolgimento nelle scelte. Molte Associazioni di categoria, insistono, ad esempio, su una sinergia pubblico-privato per snellire tempi di attuazione dei progetti.
Nuovi poteri al ministro Fitto
Il Cdm dovrà decidere di affidare al ministro per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di Coesione, un controllo totale sul Piano nazionale di ripresa. Secondo la bozza della nuova Governance a lui risponderanno
quei tecnici e unità che si occupano di monitoraggio e rendicontazione, dei progetti. Così come l’Ispettorato generale che seguirà la parte economica del Pnrr, sarà a sostegno del ministro. La riorganizzazione sarà attiva fino al 31 dicembre 2026. Secondo la bozza il Consiglio dei ministri dovrà approvare una
“Struttura di missione Pnrr”, articolata in quattro direzioni generali per assicurare “il supporto del Governo all’attuazione del piano, interloquire con la Commissione europea e verificare la coerenza dei risultati”. Un drastico cambio di passo che prevede tra le altre misure anche disposizioni in materia di poteri sostitutivi e di superamento del “dissenso”, “al fine di assicurare il rispetto del cronoprogramma degli interventi”. Si prevede che nel caso di “mancata adozione di atti”, “ritardo, inerzia o difformità nell’esecuzione dei progetti o degli interventi, il Presidente del Consiglio dei ministri, ove sia messo a rischio il conseguimento degli obiettivi intermedi e finali del Pnrr, su proposta della Cabina di regia o del Ministro competente, assegna al
soggetto attuatore interessato un termine per provvedere non superiore a quindici giorni”.
Recuperare ritardi e inefficienze
Gli allarmi sui ritardi circa l’attuazione del Piano nazionale di ripresa non mancano. L’ultimo appello a recuperare il tempo è quello del segretario generale della Flp, Federazione dei lavoratori pubblici e delle funzioni pubbliche, Marco Carlomagno, a margine del convegno sul “Pnrr, Governance, e capacità amministrativa”. “Siamo in forte ritardo”, sul fronte delle assunzioni nella Pubblica amministrazione, nel quadro del Pnrr, giacché “la carenza di personale è oggi di circa il 35%, con punte del 50% in alcuni settori”. “Ma”, osserva Marco Carlomagno, “soprattutto, mancano le competenze, necessarie per il Piano nazionale di ripresa e resilienza”.
La nuova Struttura di missione interverrà tagliando le “inerzie”. “In caso di perdurante inerzia, su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri o del Ministro competente, sentito il soggetto attuatore, il Consiglio dei ministri individua l’amministrazione, l’ente, l’organo o l’ufficio, ovvero in alternativa nomina uno o più commissari ad acta, ai quali attribuisce, in via sostitutiva, il potere di adottare gli atti o provvedimenti necessari ovvero di provvedere all’esecuzione dei progetti”.
Il ruolo dell’Agenzia delle entrate
Tra le novità che il Cdm prevede di attuare anche un ruolo per l’Agenzia delle Entrate, su utilizzo e vendita di alcuni immobili dello Stato. “Al fine di contribuire al raggiungimento degli obiettivi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza”, si legge nella bozza, “l’Agenzia del demanio individua beni immobili di proprietà dello
Stato inutilizzati, dalla stessa gestiti, che possono essere destinati ad alloggi o residenze universitarie, oggetto di finanziamento, anche parziale, con le apposite risorse previste nell’ambito delle misure del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, ovvero del Piano Nazionale per gli investimenti Complementari al Pnrr”.