La resistenza ucraina nella città di Bakhmut starebbe per cedere. Lo affermano analisti del Royal United Services Institute, un think tank londinese. Le truppe del Cremlino starebbero preparando una grande offensiva attraverso le linee del fronte. Le poche migliaia di abitanti rimaste si sono rifugiati negli scantinati, rifiutandosi ostinatamente di lasciare ciò che resta delle loro case.
“Bakhmut tiene” è un grido di battaglia patriottico sentito in tutto il paese, cementando la città come simbolo della resistenza nazionale.
L’offensiva dell’esercito russo è prevista nelle prossime settimane. Gli analisti hanno avvertito che le forze di Mosca, spingono per una vittoria di alto profilo in concomitanza con l’anniversario dell’invasione del 24 febbraio.
Olena Molchanova, 40 anni, è uno dei tre medici che si prendono cura delle poche migliaia di persone rimaste su una popolazione prebellica di circa 80.000 anime. Vive con il marito nel seminterrato sotto la sua clinica, dove lavora sette giorni su sette, dalla mattina alla sera. La loro figlia di 18 anni è fuggita nella relativa sicurezza della capitale, Kiev.
Le battaglie infuriano anche nella città di Vuhledar, sempre nella regione di Donetsk, e nella vicina regione di Luhansk. Insieme, le due aree costituiscono il Donbas orientale, un’ampia fascia del paese famosa per la sua produzione industriale e che il presidente russo Vladimir Putin sembra intenzionato ad annettere.
All’interno della comunità occidentale, negli ultimi mesi, è sorta la sensazione generale che la Russia si stia organizzando e stia portando questa guerra a una conclusione non esattamente auspicabile dalla Nato e dalla coalizione occidentale.