Il dubbio amletico proposto recentemente dai media se “studiare si o studiare no” è esso stesso la conferma dell’importanza di studiare. Per sciogliere il dubbio dovremmo infatti usare delle categorie filosofiche e applicare una certa dose di pensiero critico, che possiamo allenare solo con lo studio.
Per esempio, quella volta che il mio collega universitario chiese al professore, “Ma questo testo è obbligatorio oppure solo consigliato?” non aveva messo a fuoco la questione. E infatti quello gli rispose: “Se la mette così, le dico che male non fa”.
Maggioranze, figure retoriche e verità inconfutabili
Da che mondo è mondo, le classi aristocratiche non hanno mai avuto dubbi in merito. E infatti i loro figli li mandavano a studiare. Poi venne il tempo dei nostri nonni a voler un domani diverso per i nostri padri. Lo studio era visto come un mezzo di riscatto sociale. Per lo più, venivano da guerra, fame, analfabetismo e vessazioni.
Sono bastati una decina d’anni e un paio di social per assistere a un ribaltamento della narrativa. Tanto quanto è servito a quell’influencer per farsi modello di una maggioranza sempre più rumorosa che oggi sostiene che studiare non serve perché non fa diventare ricchi, nel più classico esempio di retorica epidittica ovvero in lode o in biasimo di qualcosa.
Tuttavia, non è detto che le maggioranze abbiano sempre ragione. Come spiegava bene Umberto Eco, “ci sono dei discorsi persuasivi che possono essere facilmente smontati in base a discorsi più persuasivi ancora, mostrando i limiti di un’argomentazione. C’è una pubblicità immaginaria che dice ‘mangiate m*rda, milioni di mosche non possono sbagliarsi’, e che viene talora usata ironicamente per contestare che le maggioranze abbiano sempre ragione”.
Forse è questo il motivo per cui al sedicente ricco youtuber da Dubai deve esser sorto il dubbio che, suo malgrado, doveva studiare un piano per vendere segreti di ricchezza onde evitare di finire egli stesso sul lastrico, nel più comune dei ragionamenti apodittici data l’inconfutabilità scientifica di un magro conto in banca.
Perché studiare è importante
Ecco il punto. Siccome ci sono poche cose che sono scientificamente inoppugnabili rispetto alla molte sulle quali possiamo invece essere persuasi, abbiamo bisogno di dubitare. E studiare è importante per imparare a coltivare il dubbio.
Un aspetto che, tanto per cominciare, ci contraddistingue dagli animali. E se non proprio per imparare a porci domande assolute tipo “perché esiste ciò che esiste?” o meno seriose tipo “perché visto che i maiali sono mediamente più intelligenti dei cani sono questi ultimi che invece portiamo a passeggio?”, studiare è importante per esempio per capire se abbiamo fallito e perché. O quantomeno per provare a sopravvivere quando, a parte il costume da bagno, col vicino di ombrellone non ci resta