Nell’anno scolastico 2017/2018 erano attivi sul territorio nazionale 13.145 servizi educativi per la prima infanzia. I posti disponibili – di cui il 51% pubblici – coprono il 24,7% dei potenziali utenti, bambini con meno di 3 anni. Lo rende noto l’Istat.
La dotazione, pur in lieve aumento, è ancora sotto il parametro del 33% fissato nel 2002 dall’Ue per il 2010. L’eterogeneità sul territorio è molto ampia: in Valle D’Aosta hanno un posto disponibile nei servizi educativi 47 bambini su 100, in Campania meno di 9.
L’offerta di posti si compone per l’80% di asili nido tradizionali, per il 2% di nidi aziendali e per il 10% di “sezioni primavera” dedicate ai bambini di 24-36 mesi. Il rimanente 8% è nei servizi integrativi.
L’obiettivo del 33% è stato superato già da alcuni anni in Valle d’Aosta, nella Provincia Autonoma di Trento, in Emilia Romagna, Toscana e Umbria. Al Nord-est e al Centro la ricettività è molto prossima al target europeo mentre nelle restanti regioni del Centro-nord i valori sono inferiori ma non lontani dal 30%.
Nel Mezzogiorno si è ancora lontani dall’obiettivo, nonostante alcuni segnali di miglioramento, con la sola eccezione della Sardegna che ha una dotazione di servizi comparabile alle regioni del Centro-nord (27,9%). In Abruzzo e in Molise i posti privati e pubblici nei servizi socio-educativi superano, ma di poco, il 21%;
la Puglia ha superato il 15%, la Basilicata si attesta al 14,3% e le altre regioni presentano valori inferiori al 10%, con il minimo di 8,6% in Campania.
In buona parte delle regioni è decisivo l’apporto delle strutture private per raggiungere valori di copertura prossimi all’obiettivo europeo, mentre solo in pochi casi il contributo più consistente proviene dai nidi e servizi integrativi pubblici.
L’offerta educativa per la prima infanzia si compone per circa l’80% di nidi d’infanzia (gli asili nido tradizionali), a cui si aggiunge il 2% di posti nei nidi aziendali e il 10% nelle “sezioni primavera”, organizzate solitamente all’interno delle scuole d’infanzia, cui possono accedere i bambini dai 24 ai 36 mesi.
Vi sono poi servizi cosiddetti “integrativi” (8%), strutturati in forme flessibili per orari e per organizzazione, pur nel rispetto degli standard di qualità regionali. Questi servizi, che hanno livelli di diffusione molto differenziati a livello locale, comprendono gli spazi gioco (dove i bambini vengono accolti per una parte più breve della giornata, senza la somministrazione del pasto o il riposo, 5% della ricettività complessiva), i centri bambini-genitori (che accolgono i bambini in presenza di un loro accompagnatore, 2%), i servizi educativi in contesto domiciliare (realizzati presso un’abitazione con personale educativo, 1%).
L’offerta di servizi disponibili varia a livello regionale; ad esempio le sezioni primavera sono particolarmente diffuse in Molise e in altre regioni del Mezzogiorno mentre il Trentino – Alto Adige si distingue per un’elevata concentrazione di nidi in contesto domiciliare. (Italpress)