Perfino Cina e India cominciano a pensare di aver fatto male a dare troppo spago a Putin, quando non condannarono la scellerata invasione dell’Ucraina per calcoli opportunistici e pensando di indebolire l’Occidente.
Xi Jinping e Narendra Modi possono trarre vantaggi soprattutto economici dall’amicizia con una Russia debole. Ma se Putin fa il matto non vogliono essere associati alla sua follia. Lo zar ha minato gli equilibri strategici in un modo devastante e rischia di far precipitare il mondo in una spirale di distruzione che nessuno vuole, salvo una ristretta cerchia di fanatici che aizzano il capo del Cremlino. Ha fatto bene Biden a usare toni fermissimi contro Putin e molto diplomatici verso la Cina che adesso non è considerata il nemico numero uno.
Putin ha sbagliato tutto. Doveva trattarsi di una guerra lampo e tutto si sarebbe chiuso in pochi giorni con la conquista dell’intero Ucraina. Questo aveva promesso a Pechino e Nuova Dehli. E i due Paesi più popolati del mondo, per calcoli opportunistici, avevano chiuso non uno ma tutt’e due gli occhi. Anche quando le atrocità e le torture sui civili avevano mostrato chiaramente la faccia criminale di questa azione bellica. Ma le cose sono andate diversamente.
Isolamento crescente
Dopo 7 mesi neanche Xi Jinping e Narendra Modi non ne possono più di questa guerra in cui la superpotenza dimostra incapacità militari e strategiche e pensa di rimediare solo con minacce nucleari. Che né la Cina né l’India potrebbero mai avallare.
Da qui l’isolamento crescente di Putin che si è cacciato da solo in un angolo dal quale cerca nervosamente di uscire commettendo l’errore di tutti gli autocrati che si ritengono infallibili: non ammettono di aver sbagliato e perseverano testardamente anche a costo di mettere a rischio non solo il proprio popolo ma l’intero mondo.
Nazionalismo sfrenato. Occidente più forte
I discorsi di Putin in questi mesi sono stati obnubilati da un imperialismo panrusso che ha tolto lucidità ed equilibrio alle scelte del Cremlino. Nessuna delle previsioni di Putin si è avverata. La Nato non solo non si è spaccata ma alle sue porte hanno bussato Finlandia e Svezia. L’Unione europea ha tenuto bene nonostante la quinta colonna rappresentata dall’Ungheria di Orbán. L’arma del gas crea forti difficoltà ma fa perdere alla Russia il cliente migliore che aveva, la ricca Europa, che non potrà essere rimpiazzata dalla Cina neanche fra 15 anni. Gli Stati Uniti e il Regno unito non hanno badato a spese per sostenere Kiev. Sul piano militare Putin ha perso la faccia. Ha scoperto di avere un esercito impreparato, con linee di comando incapaci, mezzi desueti senza manutenzione e senza pezzi di ricambio a causa delle sanzioni, soldati demotivati. L’economia russa imbellettata dal surplus del prezzo del gas è in frantumi: la già fragile struttura industriale sta crollando; non si producono più auto, i settori a più alta tecnologia non ricevono più nulla dall’Occidente. La Cina e l’India possono trarre vantaggio fino ad un certo punto dalla debolezza della Russia. Ma se Putin fa il matto non vogliono essere associate alla sua follia. La coalizione anti-Occidente che doveva nascere dalla guerra in Ucraina sta mostrando di avere i piedi d’argilla se fa perno su Mosca, da cui stanno fuggendo migliaia di cittadini russi spaventati dalle ultime sortite dello zar.
Usa, Cina ed Europa nuovi protagonisti della pace mondiale
Tocca agli Stati uniti e all’ Europa mostrare fermezza ma anche grande senso di responsabilità e interagire in modo costruttivo con la Cina per disinnescare la minaccia rappresentata dal solitario deposta del Cremlino. Poi bisognerà ricostruire un equilibrio mondiale stabile senza una nuova guerra fredda, come ha detto Biden ma pensando a una collaborazione tripolare tra Usa, Europa e Cina per assicurare una nuova duratura pace, rispetto alla quale Putin oggi è la minaccia peggiore.