Non riuscendo a tenere unito il Movimento, Conte resterebbe fuori dal Governo e così anche Forza Italia e Lega potrebbero accettare di riprendere a governare con Letta, Calenda e Renzi. Un altro regalo a Giorgia Meloni che potrà stigmatizzare a suo vantaggio le ambiguità delle altre due forze del centrodestra.
Conte ha perso il controllo del suo partito. La sua leadership è ormai segnata.
Forse preferisce un M5S ridotto all’osso, fatto di soli fedelissimi che così avranno meno problemi nella lotta per accaparrarsi i pochi collegi che i sondaggi gli lasciano intravvedere. Stupisce che Grillo, padre padrone di questa rissosa e squinternata creatura, assista allo spettacolo come se riguardasse altri. Probabilmente l’indebolimento finale di Conte non gli dispiace più di tanto e pensa già di riprendere il controllo totale di quel che fu il M5S.
Il barometro segna tempesta. Di quelle che squassano una nave che un tempo sembrava una corazzata. I 5 Stelle sono sull’orlo di un’altra scissione, dopo quella provocata da Di Maio. È un esito pressoché inevitabile e non solo per divergenze politiche. Si è rotto il clima interno necessario in ogni partito per far coesistere diverse anime. Nelle riunioni fiume, in corso praticamente da quando i senatori 5S non hanno votato la fiducia a Draghi, i toni sono diventati sempre più esasperati, offensivi e segnano il definitivo sgretolamento di quel che resta del Movimento che doveva insegnare ad altri come si fa politica.
Conte ha perso il controllo del suo partito. La sua leadership, scissione o non scissione, è ormai segnata. In queste circostanze dovrebbe fare di tutto per trovare un punto di sintesi e invece sembra orientato a seguire la sua strada, costi quel che costi. Non stupisce che Conte possa preferire un M5S ridotto all’osso, fatto di soli fedelissimi che così hanno meno problemi nella lotta per accaparrarsi i pochi collegi che i sondaggi gli lasciano intravvedere.
Stupisce che Grillo, padre padrone di questa rissosa e squinternata creatura, assista allo spettacolo come se riguardasse altri. “Il movimento 5 stelle ha fatto il Movimento 5 Stelle”, aveva commentato quando i senatori, ubbidendo a Conte, non avevano partecipato al voto di fiducia. Ma dopo è successo di tutto. E lui se ne sta zitto. Probabilmente l’indebolimento finale di Conte non gli dispiace più di tanto e pensa già a riprendere il controllo totale di quel che fu il M5S. Intanto Conte, dopo aver innescato le dimissioni di Draghi potrebbe essere proprio quello che facilita il Draghi bis: non riuscendo a tenere unito il Movimento, resterebbe fuori dal Governo e così anche Forza Italia e Lege potrebbero accettare di riprendere a governare insieme a Letta, Calenda e Renzi. Un altro regalo a Giorgia Meloni che potrà stigmatizzare a suo vantaggio le ambiguità delle altre due anime del centrodestra.