Il capo dello Stato non lascia margini a chi fa uso della parola pace senza costrutto logico e a chi accusa addirittura il nostro Paese di non fare abbastanza contro la guerra. Non poteva essere più chiaro: l’aggressione russa a Kiev mette in discussione i fondamenti della nostra società internazionale. Le conseguenze di questa tragedia si abbattono non solo sul terreno dello scontro ma anche nella sicurezza alimentare di molti Paesi. Siamo di fronte ad un conflitto che fa retrocedere il progresso della condizione dell’umanità.
In questo quadro, Mattarella ricorda l’art.11 della Costituzione: l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. Questa Italia non sta con le mani in mano e si adopera per la pace, cerca vie d’uscita. Ma quali? Non certo la resa di Kiev alle richieste di Putin, che nega il diritto dell’Ucraina ad esistere, e neanche l’accettazione della situazione di fatto che vede Mosca occupare illegalmente parti di uno stato sovrano.
La pace che l’Italia persegue prevede il ritiro delle truppe russe e la ricostruzione dell’Ucraina. Questi sono i paletti che la massima autorità dello Stato disegna e che i pacifisti di ogni risma farebbero bene a tenere presenti nelle loro riflessioni.
Un Paese che si è ripreso la democrazia abbattendo una dittatura e scacciando i nazisti e che ha scelto la Repubblica sa bene qual è il prezzo della libertà e della propria sovranità. La pace che può volere l’Italia non potrà mai accettare la sopraffazione, il fatto compiuto e tanto meno la forzata accettazione di condizioni umilianti. La pace non è la resa, è il ripristino della legalità violata da chi ha invaso un altro Paese.
Questa è la “pax italiana”. Se ne ricordino amici e simpatizzanti di Putin, equidistanti tra aggredito e aggressore, trombettieri di una retorica sulla pace che affoga tutto in una indistinta melassa in cui non c’è spazio per la ragione e l’analisi critica della realtà.
Fonte foto: quirinale.it