On. Troiano, perché ha deciso di lasciare il Movimento 5 Stelle?
La ragione portante della mia scelta politica riguarda la posizione ondivaga del Movimento sull’adesione alle famiglie politiche europee. Non è possibile provenire dal gruppo degli euroscettici e chiedere indistintamente a liberali, Verdi e PSE di avere una casa.
Il momento topico l’ho raggiunto durante il voto sul Quirinale dove ho sostenuto in solitudine sin dalla prima “chiama” Elisabetta Belloni e non “Bianca Scheda”. Questa scelta ha segnato tra me e il partito una profonda spaccatura nella visione strategia e politica. La Belloni per me ha rappresentato la “credibilità” presso tutte le Cancellerie del Mondo. Competenza, professionalità e la possibilità concreta di portare al Quirinale una donna.
Sono una convinta sostenitrice del “Patto del Quirinale”. Ritengo quindi fondamentale la nascita di una forza politica interamente europea con programmi e strutture in tutti i Paesi dell’UE. Guardo con interesse a Renew Europe come prospettiva e sostengo Macron alle elezioni francesi.
Lei Onorevole ha salvato in extremis il governo Draghi con il suo voto determinante sulla riforma del catasto. Lo rifarebbe?
Il mio voto in Commissione Finanze sul catasto è il frutto di una riflessione seria sulla necessità di avere finalmente una “mappatura” reale del patrimonio abitativo, rurale, agricolo del nostro Paese. Il Catasto necessita di una riforma da trent’anni.
Il provvedimento non prevede nuove tasse, ma un passaggio propedeutico per capire cosa fare davvero dal 2026 in poi. Sono strumentali le posizioni di una tassazione occulta. Il mio è stato un voto chiaro che ripeterei mille volte. Un voto utile al Paese.
In una sua recente conferenza stampa si è concentrata molto sul tema dei giovani, del lavoro quindi delle loro prospettive professionali, e nello specifico delle Partite Iva. Dove s’”inceppa” la macchina secondo lei?
I giovani, il loro futuro, le loro ansie e i loro sogni rappresentano il mio agire politico. Le partite iva, i giovani imprenditori, i professionisti, il futuro del nostro Paese.
Troppi lacci e lacciuoli, albi e regole professionali desuete, baronali oserei dire. Basti pensare che dopo la laurea, devono fare altri due anni di formazione e corsi aggiuntivi, rischiando, così, di arrivare a trent’anni e non avendo ancora fatto un giorno di professione.
L’errore sta alla base del concetto di “fare il professionista solo se si proviene da una famiglia di professionisti”. Questo è inaccettabile per chi come me crede nell’ascensore sociale, riformista e liberale.
Da come risponde si capisce che il ceto medio è il suo primo pensiero politico…
Il ceto medio rappresenta la vera sfida da vincere. La spina dorsale della nostra società rischia oggi di scivolare definitivamente nell’area della povertà sociale. Povertà, questa, che di certo non abbiamo abolito. Il mondo della scuola, della Pubblica Amministrazione, della sanità, sono tutti temi che fanno tremare le vene ai polsi. Gli artigiani, i commercianti, le piccole imprese, quei mondi produttivi che hanno reso possibile il miracolo economico italiano, vanno rimessi in moto e politicamente sostenuti.
Lei afferma che gli imprenditori non siano il male assoluto. Eppure non si leggono nella delega fiscale attenzioni alla “tassa mite” come lei ama definirla…
Le imprese, il lavoro, la ricchezza hanno un nome e cognome: imprenditori.
In Italia c’è la strana convinzione che la ricchezza si auto-genera e il lavoro lo si crea per decreto legge.
Io sto lavorando con il mio team ad un progetto sul “valore del rischio d’impresa”. Sono gli imprenditori, soprattutto i giovani, il grande investimento da fare in tema di riforme, regole e tempi certi, misure coerenti ed omogenee, dove il talento, le idee, le capacità imprenditoriali trovano attenzione, rispetto e non mortificazioni.
Si, gli imprenditori non sono il male assoluto e credo moltissimo nell’impresa al femminile.
Qual è il punto sensibile per le imprese italiane soggette a tassazione feroce?
Parliamo delle aliquote irpef 2021-2022 così parliamo di cose concrete che toccano la vita di tutti i giorni delle nostre imprese e delle nostre attività economiche. Per il primo scaglione nulla è variato mentre per il secondo l’aliquota scende di due punti.
Per il terzo scaglione l’aliquota scende di tre punti fino 50.000,01 fino a 75.000,00 aumenta di due punti e nulla cambia per i redditi superiori a 75.000,00 euro.
Sicuramente un primo passo per abbassare la pressione fiscale è stato fatto, in questo caso per i redditi fino a 50.000,00 euro. Il problema resta e si acuisce per i redditi da 50.000,00 a 75.000,00 euro.
Il dato drammatico sta nel fatto che chi guadagna più di 75.000,00 euro sopporta una tassazione del 43%. Un dato ormai insostenibile.
Qual è la vostra proposta sul tema?
Noi sosteniamo aliquote così definite: Fino a 15.000 euro 20%; da 15.000,01 a 50.000,01al 25%; da 50.000,01 a 100.000,00 al 30%; oltre i 100.000 euro al 38%.Una tassazione equilibrata e utile alle casse dello Stato. Non dobbiamo dimenticare che il contribuente non tiene solo l’IRPEF sul groppone, paga anche l’addizionale comunale, la cassa di previdenza se libero professionista o l’INPS se artigiano o commerciante per un aggravio pari o superiore al 20%.
Una politica delle imposte ormai insostenibile per tutti.
Reputo necessarie un paio di puntualizzazioni.
1. La possibilità di riduzione delle aliquote fiscalità è possibile a condizione che siano inasprite le sanzioni fiscali e si crei occupazione.
2. Premesso che chi non richiede lo scontrino o non ritira la fattura non è sanzionabile, sarebbe opportuno inserire delle sanzioni da erogare anche a chi concorre all’evasione, con una progressività in base al valore dello scontrino/fattura.
Ha parlato in questi ultimi giorni spesso di principi riformisti e liberali e popolari. Ce li può spiegare?
Il principio riformista opera sulle istituzioni al fine di modificarne l’ordinamento politico.
La democrazia liberale è una forma di Stato che lavora sul principio della separazione dei poteri: legislativo, esecutivo e giudiziario.
Il Popolarismo liberale prova ad esprimere un’alternativa tanto al nostrano populismo contemporaneo, quanto a quelle forme di paternalismo che guardano al leader come il pastore che guida il gregge. Tre principi e culture politiche oggi necessarie per ridisegnare e rendere credibili le Istituzioni.
La sfida politica di questo tempo è costruire un progetto a dimensione europea in grado di coniugare e valorizzare il meglio di queste culture politiche.
Lei fa parte del Gruppo Misto. Possiamo però pensare che presto aderirà a un altro gruppo politico?
Il Gruppo Misto non è un ghetto di cui vergognarsi. Questa è una narrazione sbagliata. Il Parlamentare esercita la sua funzione nei modi e nei termini previsti dai regolamenti parlamentari. Il Gruppo Misto ha pari dignità ed io lavorerò come sempre al servizio dei cittadini. Non aderirò ad altri gruppi o componenti perché lavoro ad un progetto politico riformista, liberale e popolare che ha nella prospettiva europea il suo orizzonte valoriale. Sono mesi che lavoro con il mio team ad un progetto politico in grado di offrire un contributo politico al dibattito sulla necessità degli Stati Uniti d’Europa. Una visione ed un sogno da offrire all’elettorato italiano riformista, liberale e popolare dà troppo tempo senza riferimenti. Lievito per un frutto da coltivare con amore e passione politica, visto anche il mio nuovo impegno in commissione agricoltura.