“Il Mediterraneo all’inizio del terzo millennio. Non è possibile leggere realisticamente tale spazio se non in dialogo e come un ponte, storico, geografico, umano, tra l’Europa, l’Africa e l’Asia.
Si tratta di uno spazio in cui l’assenza di pace ha prodotto molteplici squilibri regionali e mondiali, e la cui pacificazione, attraverso la pratica del dialogo, potrebbe invece contribuire grandemente ad avviare processi di riconciliazione e di pace”.
Così Papa Francesco, nel suo discorso al Convegno sul tema: “La teologia dopo Veritatis gaudium nel contesto del Mediterraneo”, nella sede della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale in via Petrarca.
“Giorgio La Pira – aggiunge il Pontefice – ci direbbe che si tratta, per la teologia, di contribuire a costruire su tutto il bacino mediterraneo una ‘grande tenda di pace’, dove possano convivere nel rispetto reciproco i diversi figli del comune padre Abramo”.
“Il Mediterraneo – spiega il Papa – è proprio il mare del meticciato, un mare geograficamente chiuso rispetto agli oceani, ma culturalmente sempre aperto all’incontro, al dialogo e alla reciproca inculturazione.
Nondimeno vi è bisogno di narrazioni rinnovate e condivise che a partire dall’ascolto delle radici e del presente parlino al cuore delle persone, narrazioni in cui sia possibile riconoscersi in maniera costruttiva, pacifica e generatrice di speranza.
La realtà multiculturale e pluri-religiosa del nuovo Mediterraneo si forma con tali narrazioni, nel dialogo che nasce dall’ascolto delle persone e dei testi delle grandi religioni monoteiste, e soprattutto nell’ascolto dei giovani.
Penso agli studenti delle nostre facoltà di teologia, a quelli delle università ‘laiche’ o di altre ispirazioni religiose”.