Il tempo non gioca a favore di Putin né sul fronte esterno né su quello interno.
La conquista delle città a colpi di distruzione procede a rilento, dà tempo alla resistenza ucraina per organizzarsi e fa crescere i morti tra i soldati russi. Per questo Putin ha parlato alle sue truppe e alle loro famiglie. Per rincuorarle, promettendo indennizzi per le vittime, usando il linguaggio che rovescia la realtà: sono eroi coloro che aggrediscono e neonazisti coloro che resistono. Putin usa i soliti toni minacciosi tipici di chi spera che qualcuno si lasci intimidire. Ma non si lascia intimidire neanche l’opposizione russa alla guerra. Il Cremlino è costretto a chiudere le ultime radio e tivù che davano voce al dissenso. E crepe si aprono anche tra i colossi del petrolio. Lukoil la più grande società petrolifera privata chiede lo stop immediato alla guerra.
Mentre le bombe cercano di terrorizzare la popolazione ucraina, uno spiraglio di umanità nelle trattative tra russi e ucraini fa intravvedere un tregua temporanea per consentire l’esodo di milioni di persone. Sono previsti circa 10 milioni di profughi e questa volta l’Europa parla all’altezza della sua storia: i 27 all’unanimità hanno deciso che verrà concessa la protezione temporanea a chi fugge dalla guerra se non è ucraino. La Polonia è in prima linea e sta facendo sforzi enormi per accogliere il maggior numero di profughi. Bambini oncologici sono giunti a Milano.
Sul piano diplomatico il presidente francese Macron mantiene aperto il canale di dialogo con Putin ma si dice pessimista sulla durata della guerra che quasi tutti gli osservatori e politici europei temono possa durare a lungo.