Gli inibitori del sistema renina-angiotensina, tra i farmaci utilizzati per tenere sotto controllo l’ipertensione arteriosa, contribuirebbero ad una forte riduzione della mortalità nei pazienti più anziani colpiti da forme severe di Covid-19. È quanto emerge da uno studio italiano condotto dalla Cardiologia dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, in collaborazione con la FROM – Fondazione per la Ricerca dell’Ospedale di Bergamo e con Gianfranco Parati, professore di Medicina Cardiovascolare dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca e direttore scientifico dell’IRCCS Istituto Auxologico Italiano.
Il gruppo di ricercatori italiani ha elaborato i dati di 688 pazienti ipertesi ricoverati nelle prime fasi della pandemia all’Ospedale Papa Giovanni XXIII per l’infezione da Sars-cov-2. I pazienti con oltre 68 anni di età in terapia con sartanici o ACE-inibitori al momento del ricovero ospedaliero per Covid-19, hanno fatto registrare rispettivamente il 51% e il 43% di decessi in meno rispetto ai pazienti della stessa classe di età che non facevano uso di questi farmaci. I risultati dello studio rendono evidente una funzione “protettiva” di queste terapie nei confronti dell’evoluzione del Covid-19 sull’organismo.
“Siamo convinti di aver costruito un modello statistico solido e rigoroso, mettendo in atto praticamente tutti i correttivi che riducono il rischio di inficiare i risultati di simili studi – ha rimarcato Mauro Gori della Cardiologia del Papa Giovanni XXIII e primo autore della ricerca -. Siamo riusciti a dimostrare in maniera chiara l’esistenza di un effetto protettivo nei pazienti ipertesi delle terapie a base di Ace-inibitori o sartani contro la mortalità da coronavirus”.