venerdì, 20 Dicembre, 2024
Economia

In arrivo 24 miliardi. Pnrr. Draghi stringe i tempi Regioni in ritardo

La corsa dei progetti del Recovery Found è iniziata, ed è in discesa. Una buona notizia tra tensioni di borsa e timori di nuove ondate di contagi.
Entro il 31 dicembre l’Italia si è impegnata con la Commissione europea a presentare la prima parte dei progetti da realizzare, – dei 51 obiettivi del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza – progetti che sono ancora allo studio per definirne la fattibilità, e la loro prossima realizzazione concreta. Il percorso non è agevole. In sede di allestimento c’erano state delle avvisaglie circa le interpretazioni delle norme, di come mettere a punto controlli di ogni sorta come quelli anti corruzione. Di come, ad esempio, agganciare le riforme al Piano, come nel caso della Previdenza che per mancanza di coperture finanziarie ora è stata rinviata a marzo.

Draghi al timone

Il premier in settimana a Palazzo Chigi farà il punto della situazione. Ci sarà una stretta sui tempi, una valutazione su investimenti e riforme dei progetti già in dirittura d’arrivo. Il tutto per arrivare puntuali a fine dicembre e incassare la prima rata da 24 miliardi che l’Europa dovrà concedere. Una prima trance di anticipo da 25 miliardi è stata già ottenuta dall’Italia in estate. A Palazzo Chigi in settimana si valuterà lo stato dell’arte. A settembre il premier aveva sollecitato la richiesta di monitoraggio dei progetti invitando i ministeri a preparare un piano di adozione delle riforme e dei progetti realizzazione. In modo da avere sotto controllo un percorso segnato dalle tappe da rispettare. Un rapporto che Draghi ha sintetizzato in tre punti: lo stato di avanzamento di riforme e progetti, le impostazioni da seguire sui progetti principali, gli ostacoli e le criticità incontrate o da rimuovere su quelle riforme e quei progetti.

Relazione al Parlamento

Da Palazzo Chigi l’impegno sul Piano nazionale di Ripresa si sposterà in Parlamento dove è attesa la relazione del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Roberto Garofoli. Gli analisti che seguono l’evoluzione di progetti, fanno notare come il confronto non è solo all’interno dei ministeri, ma si estenderà ad una molteplicità di Enti locali interessati. Tra questi anche le Regioni che oltre alle numerose richieste di intervento per i loro territori si sono trovare spiazzate o impreparate di fronte a norme complesse. Il Governo e l’impegno diretto del Premier hanno permesso di superare alcune strettoie burocratiche e di adottare 549 provvedimenti attuativi del Pnrr, di cui 40 abrogativi di altre norme primarie. Il tutto per centrare gli obiettivi indicati dalla Ue. Che si dividono in quelli di quantità ma anche di qualità delle realizzazioni. Binomio che spesso è sfuggito alle realtà locali dove talvolta opere infrastrutturali si sono rivelate o troppo costose o non più adeguate alle necessità, se non addirittura inutili. Eventualità oggi non più ammissibili.

Gli obiettivi da centrare

Il Piano, si articola in sei Missioni strategiche per il rilancio del Paese. Entrando nel merito si tratta di: digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per una mobilità sostenibile; istruzione e ricerca; inclusione e coesione; salute. Secondo i dati dello Stato di avanzamento a fine ottobre i progetti esaminati e si può dire pronti al decollo erano 29 su 51. Una buona media, se si considera che in estate a buon fine erano arrivate solo 8 riforme.

La durata del Pnrr

Il periodo di durata del Piano europeo si estenderà fino al 2026, in tutto bisognerà investire 191,5 miliardi di cui 122,6 miliardi di prestiti e 68,9 miliardi a fondo perduto. Non sarà facile con l’obbligo di documentare oltre che centrare 314 obiettivi. Con un numero di impegni a cui tener fede sparsi i 527 settori ritenuti strategici per il rilancio dell’Italia e per il futuro dell’Europa. Da Bruxelles inoltre arriveranno richieste di monitoraggio continuo e tutto vorrà ascoltare Draghi tranne che eventuali osservazioni critiche delle autorità europee. La posizione del premier è chiara: “Fare presto e bene”.

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