Le gravidanze complicate dal Covid-19 esitano, più spesso, in un parto prematuro che può mettere seriamente a rischio la vita del piccolo e generare tutte le complicazioni tipiche della prematurità. I dati del Registro Covid-19 della Società Italiana di Neonatologia (SIN), come già rilevato nel 2020, confermano un aumento delle nascite premature da donne infette pari all’11,2%, rispetto al tasso di prematurità delle donne non infette pari al 6,9%.
“Una trentenne non incinta che contrae il virus ha una bassa probabilità di essere ricoverata in terapia intensiva, ma se è in gravidanza il rischio sale di tre volte. Il virus SARS-CoV-2, inoltre, può trasmettersi, anche se raramente, dalla madre al feto e causare a volte casi di Covid-19 neonatale grave – afferma il presidente SIN Fabio Mosca -. Alle donne in gravidanza o che vogliono avere un figlio consigliamo di vaccinarsi, per proteggere se stesse e il proprio piccolo”. In occasione del XXVII Congresso nazionale, a Roma, la SIN presenta i dati aggiornati del Registro Covid-19 e ribadisce l’importanza della vaccinazione anti-Covid in gravidanza, a tutela della mamma e del nascituro.
L’84.5% dei neonati (2611/3091) è nato da donne con infezione al momento del parto, il restante 15.5% (480/3091) da donne con infezione pregressa in gravidanza. Nell’85% dei casi l’infezione in gravidanza è decorsa senza sintomi; quando presente, la sintomatologia è risultata di entità lieve-media, con necessità di assistenza ventilatoria invasiva (con intubazione tracheale) in 12 casi e di assistenza ventilatoria non- invasiva (con cannule nasali) in 11 casi.
Se si considera la popolazione dei nati da mamma infetta al momento del parto, la maggior parte di essi, il 65.3%, sono venuti alla luce con parto vaginale, il 18.7% con taglio cesareo di elezione e solo il 16% con taglio cesareo eseguito in urgenza per motivi a volte materni, spesso legati all’infezione da SARS-CoV-2, a volte fetali. Nell’88.8% dei casi, i neonati sono nati a termine di gravidanza, cioè con una età gestazionale = 37 settimane. Pertanto, la percentuale di nati prematuri, pari all’11.2%, risulta essere superiore a quella riportata in letteratura prima dell’evento pandemico, come peraltro riportato da diversi studi, in percentuali anche più elevate, in donne affette da Covid-19. Nel 10.9% dei casi si è trattato di neonati con un basso peso alla nascita, cioè con un peso inferiore a 2500 grammi.