I due anni trascorsi hanno aumentato la propensione al risparmio delle famiglie italiane, che è passata dall’8,1% del 2019 al 15,8%: circa il 76,9% dichiara di risparmiare (di cui il 66,6% è costituito da redditi bassi e il 91,4% da benestanti).
Censis e Assogestioni hanno realizzato il Rapporto “Gli italiani e la finanza sostenibile, per andare oltre la pandemia”, condotto su un campione nazionale rappresentativo di 1.000 italiani maggiorenni e una su un panel di 270 consulenti finanziari. Lo studio mette in luce l’incidenza della sostenibilità sulle scelte finanziarie degli italiani, indicando come e per cosa sarebbero disposti a movimentare i propri risparmi.
Italiani e investimenti green
Secondo quanto emerge dal Rapporto Censis-Assogestioni, per il 76,6% degli italiani (l’82,9% tra gli alti redditi, il 79,9% tra i laureati) se ambiente e società si degradano anche risparmi e/o investimenti ne risentiranno. Infatti, il 63,9% degli intervistati ritiene che gli investimenti Esg (Environmental, Social, Governance) siano un’opportunità su cui direzionare i propri risparmi.
Gli italiani si informano attraverso televisione e radio (30,7%, 39,9% tra gli anziani), social (21,2%, 35,3% tra i giovani), web (16,5%, 24% tra i giovani) e quotidiani (14,1%, 17,6% tra gli over 65). E sono principalmente i giovani e i laureati a conoscere i prodotti Esg. Il 34,2% dei giovani li indica come prima scelta di investimento, come anche imprenditori e liberi professionisti (45,8%), dirigenti (44,9%) e laureati (31,1%).
Anche i consulenti sono concordi nel riscontrare un’attenzione per i prodotti Esg: l’82,4% ritiene che la clientela sia molto o abbastanza interessata e il 76,9% rileva un maggior interesse rispetto al periodo pre Covid-19. Seppure il 44,2% (-3,3% la differenza percentuale rispetto al 2020) si dimostri cauto e il 27,2% (-19,2%) sia incerto rispetto agli investimenti Esg, il 44,1% li percepisce come opportunità (+3,8%), il 33,5% manifesta disponibilità a sperimentare cose nuove (+20,8%) e il 32,3% ha fiducia (+8,8%).
Regole, trasparenza e formazione
Secondo l’opinione dei consulenti intervistati, a frenare l’investimento sostenibile contribuiscono la ridotta conoscenza dei prodotti (64,6%) e la diffidenza verso nuovi prodotti (23,5%), da parte dei clienti.
«Guardiamo con attenzione ai timori per potenziali fenomeni di green washing e riteniamo positive le iniziative regolamentari, in particolare a livello europeo, come l’introduzione del Sustainable Finance Disclosure Regulation (Sfdr), che se ben specificate consentiranno la massima trasparenza nei confronti del risparmiatore», ha dichiarato Fabio Galli, direttore generale Assogestioni.
L’84,6% degli italiani, infatti, sostiene che per implementare l’acquisto di prodotti Esg servano regole e marchi a livello europeo, in grado di fornire agli investitori quante più informazioni possibili in modo chiaro e veloce. Per l’81,2% (l’85,1% tra gli alti redditi, l’85,3% tra i laureati) sarebbe utile introdurre benefici fiscali, mentre l’80,8% (l’84,7% tra gli altri redditi, 82,7% tra chi ha una laurea) è favorevole a penalizzazioni per aziende e/o fondi di investimento che disattendono gli scopi ambientali e sociali.
Per il 42,9% dei consulenti è necessario attivare parametri per misurare il rispetto delle finalità ambientali, sociali e di governance da parte dei destinatari degli investimenti Esg, per il 29% occorrono criteri chiari per individuare i rischi di sostenibilità, per il 28% serve una definizione chiara e univoca del termine “sostenibilità”.
«Assolutamente centrale – ha concluso Galli – è in ogni caso il ruolo dell’educazione finanziaria, che consenta di acquisire maggiore consapevolezza riguardo alle opportunità e alla natura dell’investimento sostenibile».