Il presidente dell’Inps, Tridico irrompe nella trattativa sugli ammortizzatori sociali. E’ “contento che si sia riaperto il dibattito sul salario minimo anche per dare speranza a 4 milioni di lavoratori che sono sulla soglia di 9 euro lordi all’ora”. Tridico con una parte dei partiti di Governo, l’asse che si è creato tra M5S-Pd-Leu, e buona parte dei sindacati, punta al Salario minimo. Obiettivo a loro giudizio capace di incentivare l’occupazione.
Posizioni in rotta di collisione
Il Salario minimo vuol far crescere le retribuzioni contro lo sfruttamento e per una più equa distribuzione dei salari. Il tema rilanciato da Tridico punta ad un incentivo a 9 euro lordi l’ora. Ci sarebbero almeno quattro milioni di lavoratori che avrebbero aumenti retributivi. Secondo gli analisti l’idea riporta indietro il dibattito al Governo Conte, quando la stessa proposta era stato presentata dall’ex ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo. Bozza discussa rimasta poi nel cassetto per contrasti all’interno dell’allora maggioranza soprattutto con la Lega. C’è un punto in particolare che ancora oggi appare irrisolto, ossia i significativi incrementi di costi, diretti e indiretti, che le imprese dovrebbero sostenere Nove euro lordi l’ora per tutti i lavoratori, secondo le analisi tecniche svolte, comporta un aumento del costo medio del lavoro non inferiore al 20%. Per una platea di 3 milioni di lavoratori privati a cui aggiungere i lavoratori dei settori domestico (864mila) e una parte del settore agricolo (350mila). Per arrivare ai quattro milioni citati dal presidente dell’Inps.
Il silenzio del Ministro
Una sortita che cade in giorni in cui i tecnici del Ministero del lavoro cercano di mettere a punto una nuova bozza sugli Ammortizzatori sociali. Si attende una risposta del Ministro del lavoro Andrea Orlando a Tridico. L’occupazione vive un paradosso: le imprese cercano lavoratori che non si trovano. Con le aziende, che chiedono che si incentivino le politiche attive sul lavoro più che sussidi.
La svolta del Gol
Il Ministro Orlando e il Governo puntano sulle politiche attive con il progetto Gol, “Garanzia di occupabilità dei lavoratori”, che avrà 4,9 miliardi tra Pnrr e React-Ue. L’idea di base è quella di ampliare la platea: lavoratori in Cig ma anche i beneficiari di Naspi e Dis-coll, del reddito di cittadinanza, i lavoratori fragili o vulnerabili (come ad esempio Neet, disabili, donne in condizioni di svantaggio, over55), i disoccupati senza sostegno al reddito, i cosiddetti working poor (che versano in condizione di precarietà). Insomma l’obiettivo è fare formazione, creare competenze e dare lavoro.
Meno tasse
Altro obiettivo del Governo per spingere la ripresa, è quello di ridurre il cuneo fiscale-contributivo. La riforma degli ammortizzatori e delle politiche attive e della formazione, considerate come assolute urgenze per ora sono ancora in fase “di bozza”. Se ne discuterà tuttavia tra breve. Ad ottobre ci sarà la legge di bilancio e successivamente si aprirà un confronto con le Regioni che avranno nella applicazione della “Garanzia di occupabilità dei lavoratori”, un ruolo di primo piano.