Le indagini demoscopiche sulle prossime elezioni amministrative dicono che il Centrodestra è vincente se riesce a sfondare al primo turno, in caso contrario è vincente il Centrosinistra.
Cosa significa? Si intrecciano questioni locali al fatto che il Centrodestra a livello nazionale è 10 punti avanti rispetto al Centrosinistra ( Pd+5S), quindi al primo turno del voto comunale gode di un considerevole vantaggio.
D’altronde il Centrosinistra è percepito dagli elettori come establishment, molto più del Centrodestra che sa esercitare un appeal elementare, fin troppo facile e popolare, dentro un rapporto con l’elettorato semplificatorio e rassicurante.
Insomma gli italiani sanno che il Centrosinistra odora di politica molto più degli avversari, e la politica non è amata, tema da approfondire ma non centrale ai fini di questo ragionamento.
Il ballottaggio che unisce
Perché dunque al ballottaggio il rapporto fra gli schieramenti tende a capovolgersi? Intanto la tendenza è ovviamente possibile soltanto se il candidato non è portatore di particolari disastri nell’amministrazione della città, come avvenuto a Roma e Torino da parte delle sindache pentastellate e in entrambe le città infatti sarebbe possibile battere il Centrodestra, facendo confluire il voto orientato dal M5S a favore del candidato del Centrosinistra che andrà al ballottaggio.
In secondo luogo perché il Centrosinistra al ballottaggio si unisce, superando la propensione alla divisione interna che ha natura ideologica, organizzativa e progettuale. Ma c’è un altro tema che aleggia plumbeo, esso è decisivo e svetta sugli altri: il rapporto della politica di Centrosinistra con il popolo moderato, quello del buon senso, della concretezza e dei toni pacati, quello che è determinante in questo momento nel costituire un 66% di consensi a Mario Draghi.
L’area moderata e le paure della sinistra
Su questo terreno, sull’incapacità di guardare alle sensibilità e alle ragioni di quel popolo, la politica, quella di Sinistra, storicamente più impegnata, va in crisi, soffre i tanti complessi emotivi, ideologici e politici, alla ricerca di coerenze improbabili quando l’obiettivo è tenere insieme chi è favorevole alla Tav e chi è contro, chi ha un’idea garantista della giustizia e chi ne ha un’altra manettara, chi predica la democrazia rappresentativa o esattamente al contrario quella diretta.
Insomma per governare le città al Centrosinistra non servirebbe un secondo turno se sapesse incontrarsi in tempo utile con il moderatismo, se puntasse ad autentici accordi su progetti politici di governo, con buon senso, concretezza e toni pacati, magari affrontando con metodo e una volta per tutte il nodo strutturale del rapporto con le periferie urbane.
Ma per raggiungere questo obiettivo non basta una campagna elettorale intelligente e nemmeno un bel candidato, occorre il rapporto privilegiato e strategico con un soggetto politico moderato che non c’è. La “questione moderata” nelle prossime settimane, come nei prossimi anni, dominerà le sorti delle Città e più in generale le sorti del Paese.