L’articolo “Democrazia, élite ed eletti” di Tommaso Marvasi, pubblicato domenica scorsa, ha stimolato importanti riflessioni sull’analisi politica sviluppata nella rubrica de La Discussione, con particolare rifarimento all’evoluzione del quadro politico, ai rapporti tra i partiti e alle dinamiche in corso tra le varie forze che sostengono il governo Draghi.Ospitiamo l’opinione di Salvatore Zoccali.
Condivido la sensazione che i partiti si sentono o cercano di sentirsi ringalluzziti dalle ultime vicende- e altre ce ne saranno- in cui, apparentemente, avvertono di avere voce in capitolo sulle scelte del Governo. A dire il vero mi sembrano più schermaglie da bar per ottenere titoli dai giornali che questioni di sostanza capaci di dare respiro politico ai contendenti.
Qual e’ la realtà che invece emerge in tutta la sua chiarezza, a voler leggere oltre le apparenze?
L’effetto Draghi sta determinando la maturazione in senso “democratico” di due forze politiche antisistema e antieuropeiste.
Lega e M5S non sono più i partiti di inizio legislatura Mantengono seppur con difficoltà la loro forza parlamentare. Un po’ meno i 5s un po’ più la Lega. L’avvento di Conte a capo dei 5s e il rafforzamento dell’ area Giorgetti, Fedriga-Zaia, nella Lega (anch’esse frutto del metodo Draghi) segnano un rafforzamento del Governo e della leadership del Presidente del Consiglio.
Ai vari Salvini e esponenti movimentisti dei 5s non rimane che la libertà di tentare di differenziarsi senza incidere sulle scelte di fondo del Governo e quindi della stabilità del Paese, mentre Il nostro PIL cresce più di quello della Germania e della Francia.
Se poi diamo un’occhiata alle rilevazioni dei sondaggisti il fenomeno di cui ho parlato sembra ancor più evidente. Giorgia Meloni guadagna consensi perché è all’opposizione e anche in una forte contesa con le altre forze del centro destra. Fino a quando potrà crescere ancora il consenso di Fratelli d’Italia? Non credo molto di più.
Dire sempre no ai provvedimenti di un Governo che raccoglie una vastissimo seguito nell’opinione pubblica che supera il 50%, alla fine potrebbe non pagare più.. Salvini è in caduta libera: dal 34% delle elezioni europee si attesta ora a malapena intorno al 20%. Il Movimento 5S si è dimezzato rispetto alle politiche del 2018 e sta sotto il 15% . Il PD in leggera crescita si attesta quasi al 20. Le forze minori (Calenda e Renzi) non decollano.
Se questo è vero ne esce un quadro stabilizzato e non in subbuglio come si vorrebbe fare credere e su cui spesso “giocano” alcuni giornali.
La democrazia -sono d’accordo – è consenso; ma attenzione a dare credito a sparute minoranze chiassose. In democrazia si ascoltano tutti, si cerca di capire le loro ragioni ma poi bisogna avere il coraggio di decidere in nome proprio del principio di democrazia e libertà. La libertà non è mai assoluta. È la gestione democratica che ne segna i limiti.