“Non è vero che dobbiamo scegliere tra la carriera e la famiglia. Come madre di sette figli e come presidente della Commissione europea, mi permetto di dissentire. Ma conosco gli ostacoli che le donne affrontano”. Così Ursula Von der Leyen ha salutato le 98 delegate del Group Women 20 Summit 2021.
Nato nel 2015 come Engagement Groups del G20, il W20 si pone l’obiettivo di ridurre il divario occupazionale di genere del 25% entro il 2025 ed è impegnato a promuovere una prospettiva egualitaria nelle discussioni delle potenze mondiali, favorendo l’emancipazione femminile.
Casellati: ancora troppi pregiudizi
In 18 paesi del G20 le donne continuano ad essere pagate oltre il 15% in meno degli uomini e solo il 55% delle donne è coinvolto nel mercato del lavoro rispetto al 71% degli uomini. Lo ha ricordato in apertura del vertice italiano la Presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati che ha, poi, commentato: ”Ci sono ancora troppi pregiudizi culturali che impediscono al mondo femminile di esprimere il talento e i meriti”.
Solo due donne tra i partecipanti del G20
Il lavoro del Summit verte principalmente sull’individuazione delle tre priorità strategiche da portare avanti nella discussione sul gap gender: lavoro, imprenditorialità femminile e digitale. “Abbiamo bisogno di un’autentica svolta culturale e di politiche attive che cambino radicalmente l’accezione della donna ed il rapporto tra i sessi – ha proseguito nel suo video messaggio Ursula von der Leyen -. È triste sapere che al G20 io potrei essere l’unica donna. Dobbiamo investire di più nell’istruzione, infatti più di 11 milioni di bambine possono essere costrette all’abbandono scolastico”. Attualmente oltre alla leader dell’Esecutivo Ue nel gruppo del G20 c’è solo la cancelliera tedesca, Angela Merkel, il cui mandato scadrà a settembre.
Varata la road map per la gender equality, ma spetta ai governi l’attuazione
L’incontro di quest’anno metterà sul tavolo dei leader del mondo tante proposte a sostegno della “Gender Equality”, per attivare politiche che mirino a colmare il gap in tutti i settori. Per raggiungere la parità entro il 2030, c’è bisogno di consolidare i congedi parentali, l’assistenza per l’infanzia e per gli anziani, investimenti che vadano nella direzione di una ripresa solida e sostenibile. Secondo il ministro della Salute, Roberto Speranza, però, anche nel nostro Paese facciamo ancora i conti quotidianamente con “residui di una cultura di un tempo che vorremmo metterci alle spalle”. Per questo la presidentessa del Summit 2021, l’italiana Linda Laura Sabbadini, ha esortato i governi a varare un piano entro tre anni per il cambiamento culturale contro gli stereotipi di genere, ricordando: “È stata varata la road map per l’uguaglianza di genere. È ormai dimostrato che la crescita dell’occupazione femminile fa aumentare il PIL e anche la produttività”.