Un settore strategico con 1.250.000 addetti 344 miliardi di euro all’anno ed un gettito per lo Stato di 76 miliardi: questi i numeri principali presentati alla conferenza stampa congiunta di Anfia, Federauto e Unrae intitolata “La roadmap per il rilancio del trasporto merci”, settore che “ha subito nell’ultimo decennio una forte contrazione – assicura Paolo Starace, presidente delle sezioni veicoli industriali di Unrae – e che dopo la crisi pandemica ha registrato, tra i mesi di febbraio e giugno 2021, effetti devastanti con un crollo repentino nel trend, da cui – assicura Starace – la necessità di accendere un faro sul nostro settore, come anche sul settore rimorchi che registra una flessione importante e che presenta un parco circolante anziano, con veicoli inquinanti e poco dotati di tecnologia di sicurezza”. Tanto (troppo) diesel quindi e poco elettrico: “abbiamo la necessità di muoverci in questa direzione verso le tecnologie green” chiosa Starace.
Gli fa eco Luca Sra, delegato per il trasporto merci di Anfia, che sottolinea come in Italia “abbiamo parco circolante vetusto rispetto al resto dell’Europa: sarà un periodo, quello dei prossimi anni, di grande cambiamento e grandi investimenti, con al centro il tema della decarbonizzazione: l’obiettivo al 2025 è -15% mentre dal 2025 al 2030 -30% con un percorso graduale che punti su diesel pulito, gas naturale ed elettrico. Inoltre – ha puntualizzato Sra – occorrono interventi infrastrutturali da parte delle Istituzioni, che devono sostenere un costo che la filiera non può permettersi”.
Anche Gianandrea Ferrajoli, coordinatore Federauto Truck, ha fatto il punto sulle criticità del settore e sottolineato come “i concessionari stiano diventando da venditori di prodotto a piattaforma di servizi capillari, un passaggio importante questo, un’occasione unica per essere stakeholder nella transizione energetica e digitale, diventando strategici e centrali nei confronti dei consumatori”. Ferraioli inoltre ha sottolinea l’importanza di sgravare le motorizzazioni dalle revisioni che “secondo noi vanno privatizzate, ma non siamo per una liberalizzazione selvaggia”, continuando: “occorrono prerequisiti e standard elevati per i centri di revisione come avviene in Germania e nel Regno Unito, in cui ce ne sono 23.000 attivi”.
Sui veicoli inquinanti le proposte uscite dalla conferenza stampa sono diverse: dalla regolazione delle infrastrutture alla rimodulazione del rimborso delle accise, dalla necessità di rafforzare le politiche a sostegno del rinnovo parco per il mercato, alla fiscalità che ha il ruolo di leva rilevante per sostenere il rinnovo parco nell’ottica del “chi inquina di più paga di più”. Inoltre, tra le proposte per limitare i veicoli inquinanti, spiccano l’esclusione degli interventi riparativi dall’ammortamento, la maggiorazione del costo per il passaggio di proprietà, il bollo inteso come una tassazione energetica e lo scoraggiare, come avviene per ATP, il rinnovo anche per le revisioni”.