Russia e Cina, e il ruolo dell’Italia tra due potenze planetarie. A disegnare lo scenario commerciale, industriale e geopolitico con le sue diramazioni culturali, è il professor Ubaldo Livolsi, esperto in finanza, ed economia internazionale. Per Livolsi l’Italia ha le carte giuste per storia e relazioni, per ampliare il suo ruolo in Paesi in cui il lavoro manifatturiero italiano gode di stima e riconoscimenti. Per saldare e rafforzare questi rapporti è necessario sviluppare partnership e una nuova visione delle alleanze commerciali, di sinergia imprenditoriale e sviluppo di relazioni di lavoro. Una strada che oggi per Livolsi può essere percorsa per dare all’Italia maggior prestigio e soddisfazioni alle piccole e medie imprese con la giusta consulenza…
Professor Ubaldo Livolsi, dove va il mondo e dove siamo noi? La presenza media delle imprese italiane nei mercati degli Usa, Russia, Cina in rapporto agli altri Paesi europei è molto basso; cosa sarebbe necessario fare?
È necessario fare una valutazione anche di tipo qualitativo, settore per settore. Così è certamente riguardo per esempio all’automotive in Cina, dove Germania e Francia predominano sull’Italia. Tuttavia, nel 2019 il numero di imprese cinesi a partecipazione italiana nel lontano Paese orientale ammontava a circa 1.600 per un giro d’affari di oltre 27 miliardi di euro, escluse le oltre 400mila domiciliate a Hong Kong per un volume di 8,4 miliardi di euro. Se negli anni Novanta c’ era un’alta concentrazione di investimenti nell’ automotive, nella meccanica strumentale e nelle attività manifatturiere a basso livello tecnologico, dal nuovo millennio si sono diffusi alimentare, prodotti in gomma, plastica, elettrici ed elettronici e il medicale. Molto positive sono anche le relazioni con la Russia. Dopo anni di regime sanzionatorio, fra Italia e Russia c’è ancora feeling dal punto di vista dei legami economici, commerciali ed energetici. L’Italia è il quinto fornitore della Russia, dove nel 2019 ha esportato beni per 9 miliardi e 700 milioni di euro nel 2019. Nello stesso anno ammontava a 22 miliardi e 500 milioni il valore dell’interscambio commerciale tra i due Paesi. Meccanica, moda, agroalimentare e chimica/farmaceutica rappresentano le principali esportazioni italiane in Russia. Per quanto riguarda gli USA, oltreoceano sono presenti oltre 1.200 aziende italiane, con forte prevalenza delle società commerciali, mentre i siti produttivi rappresentano una quota inferiore al 10% del totale. In termini settoriali la partecipazione maggiore riguarda i settori meccanica e mezzi di trasporto, arredamento-edilizia, moda, servizi e agroalimentare.
Cosa offrono le istituzioni governative in particolare della Russia e della Cina alle imprese italiane?
Russia e Cina hanno sviluppato politiche industriali volte a favorire la localizzazione commerciale o industriale delle nostre imprese con un “pacchetto” di incentivi commerciali, industriali e fiscali. Destinatarie particolari sono le PMI, che non dimentichiamo sono oltre il 90% delle nostre imprese attive. L’internazionalizzazione impone un lavoro notevole, che richiede il coinvolgimento di enti governativi, associazioni, e istituzioni finanziarie. Una situazione che conosco bene. Si accolga un riferimento personale, la società che ho fondato e ho l’onore di presiedere è rappresentante esclusiva in Italia della Zona economico speciale (ZES) di Stupino (Mosca) e in Cina sia dell’Ente per lo sviluppo economico della Regione di Zhejang sia del Parco sino-italiano di Dequing che sorge nel medesimo territorio.
Prendiamo un’azienda tipo, facente parte delle PMI, come potrebbe essere guidata a livello di consulenza; quali sono le fasi di un processo di internazionalizzazione efficace?
Questo genere di operazione solitamente segue un modello in tre fasi: 1 – Market Overview, per verificare quantità e valore delle vendite, competitors e distributori prodotti registrati in commercio e/o certificazioni necessarie prezzi alla distribuzione /utente finale e valore medio dei tender; 2 – Sales & Industrial Development Planning & Project, per individuare e verificare dei partner industriali e/o commerciali esteri interessati alle tecnologie dell’impresa italiana e/o alla successiva commercializzazione dei suoi prodotti/soluzioni; 3 – Sales/ Production & Financial Facilities & Benefits, per analizzare sostenibilità del progetto di localizzazione commerciale/produttiva attraverso l’utilizzo degli strumenti di sostegno economico-finanziari previsti da Cina e Russia per il supporto alla localizzazione commerciale/produttiva di imprese straniere.
Dopo il processo di internazionalizzazione quali gli “step” indicati per strutturare al meglio le aziende?
Più che di passaggi obbligati da seguire, le nostre aziende che creano partnership commerciali e/o produttive in Cina e Russia necessitano di un cambio di paradigma: fino a qualche anno fa cercavano un socio locale per commercializzare i lori prodotti sui mercati esteri, russo e cinese, oggi devono trovare un’ impresa locale per creare una joint venture commerciale e/o produttiva. Ciò significa conoscere, adeguarsi e abbracciare la mentalità e la prassi organizzativa, manageriale e del capitale umano locali, il che non è facile vista la nostra cultura europea e occidentale. Cionondimeno, quello dell’internazionalizzazione è un passaggio strategico per le nostre aziende, la cui creatività e i cui prodotti sono molto apprezzati in Cina e Russia, per essere competitive nell’agone internazionale.
Quali le sue valutazioni circa le prese di posizioni emerse durante l’ultima visita in Europa del presidente Joe Biden, che ha rispolverato un certo atlantismo in chiave anti-comunista?
Nel 2020 Italia e Cina hanno celebrato il 50esimo anniversario della normalizzazione delle rispettive relazioni diplomatiche. Nel 2019 l’Italia aveva aderito, primo Paese del G7 a farlo, alla Belt and Road Iniziative. Anche la Russia mostra un grande amore per l’Italia. Mosca vede in Roma un mercato di riferimento e una spalla diplomatica nell’Occidente. La Russia continua a investire su di noi, riservandoci massimi onori in tutte le occasioni, da quelle fieristiche a quelle diplomatiche. Il nostro presidente del Consiglio, Mario Draghi, e il ministro degli Esteri, Luigi di Maio, sanno bene che la relazioni commerciali con questi due grandi Paesi possono parallelamente procedere e svilupparsi con la vocazione atlantica dell’Italia. In un certo senso è una riedizione di quanto fecero i nostri “padri” della Prima Repubblica, i quali, con grandi capacità diplomatiche e manifestando sempre la loro fedeltà all’atlantismo, portarono all’apertura di stabilimenti produttivi a Togliattigrad.