In questi giorni si stanno compiendo passi in avanti fondamentali nella lotta contro le discriminazioni di genere sul posto di lavoro e un fil rouge sembra legare le decisioni del G20 e del nostro Parlamento italiano sul tema della parità delle donne nel mercato del lavoro.
Mentre il primo, infatti, deliberava una Risoluzione in materia di riduzione del gender gap, la commissione Lavoro della Camera ha approvato all’unanimità la proposta di legge sulla parità salariale, che prevede, tra il resto, l’obbligo per tutte le aziende oltre i 50 i dipendenti di presentare una certificazione sulla parità di genere (pena sanzioni fino a 5mila euro) e quote di genere nei consigli di amministrazione anche delle società pubbliche non quotate, ampliando così le disposizioni della legge Golfo-Mosca.
PIU’ INDIETRO DI NOI SOLO CIPRO
Il “Global gender gap report” ci pone fra i peggiori Paesi europei per le differenze economiche fra uomini e donne, e stima che di questo passo potrebbero servire oltre 200 anni per raggiungere la parità. Peggio di noi solo Cipro. Il gender pay gap in Italia può arrivare al 20% in meno sulla busta paga delle donne rispetto ai loro colleghi uomini, mentre solo il 28% dei manager sono donne.
GLI INCENTIVI ITALIANI AL LAVORO FEMMINILE
Ad agosto si svolgerà la prima conferenza ministeriale internazionale sull’emancipazione femminile in occasione del G20, che consentirà di definire in maniera sistemica tutte le strategie da mettere in campo a livello internazionale per la riduzione di queste discriminazioni. Intanto, anche il Governo italiano sembrerebbe al lavoro. “Draghi ha dato delle risposte concrete – ha sottolineato Elena Bonetti, ministra per le Pari Opportunità -. Grazie al Family Act e agli investimenti previsti dal Pnrr verranno definiti nuovi strumenti a supporto dello sviluppo del lavoro femminile: decontribuzioni fiscali per le aziende che puntano sulla crescita e sulla formazione delle donne con clausole di premialità per le realtà imprenditoriali che investono sull’occupazione femminile. Inoltre molto si sta facendo per consentire alle lavoratrici di poter accedere con le stesse opportunità degli uomini alla formazione digitale e scientifica in cui ancora purtroppo sussistono dei pregiudizi di genere”.
ISPIRATI DA MODELLI STRANIERI
Quello appena approvato in commissione è un testo unificato che prende ispirazione dalle normative già in vigore in altri Paesi europei, come Austria, Belgio, Spagna, Portogallo, Regno Unito, le quali prevedono una trasparenza nella comunicazione dei dati da parte delle aziende sui bilanci di genere, per innescare un percorso virtuoso e ridurre la disparità, in particolare sui salari. Tutto dipenderà, però, da quando e se la proposta di legge arriverà in Aula. Intanto, dal Pd anche una proposta sulla Tassazione agevolata del secondo percettore: agevolazioni tributarie in favore delle lavoratrici che riprendono il lavoro dopo la maternità e per chi, nelle coppie, ha il reddito più basso, che di solito sono proprio le donne.