venerdì, 27 Dicembre, 2024
Agroalimentare

Grano. Produzione in calo e speculazioni, ma il Made in Italy vince

Uno scenario segnato da speculazioni, accaparramenti e distorsioni del commercio a livello internazionale. Poi il clima pazzo con inverni miti e primavere fredde. A pagarne le conseguenze sono i coltivatori che sono alle prese con la raccolta delle grano che devono fare i conti anche di un calo del 10%. Malgrado le difficoltà, tuttavia, c’è la riscossa del grano Made in Italy. La produzione selezionata ha permesso un boom di marchi di pasta e di consumi.

E’ quanto emerge dal monitoraggio della Coldiretti che annuncia il via della trebbiatura nelle regioni del Mezzogiorno per poi proseguire verso nord.

“L’aumento della domanda di grano tricolore”, evidenzia la Coldiretti, “è spinto dal record storico messo a segno dalle esportazioni nazionali di pasta che hanno fatto registrare un balzo del 15% per un valore di 3,1 miliardi di euro nel 2020 ma ad aumentare nel corso dell’anno sono stati anche i consumi interni saliti dell’8,9 % per effetto dell’emergenza Covid che ha favorito il ritorno in cucina con il piatto più amato dalle famiglie”.

Una situazione che insieme all’elevata qualità del grano nazionale e alle proiezioni di calo nelle rese porta le quotazioni a valori tra i 29 ai 30 centesimi al chilo, all’inizio della stagione di raccolta.

“A colpire i campi nazionali sono stati in particolare i cambiamenti climatici che”, osserva la Coldiretti, “hanno provocato una riduzione delle rese con un raccolto che dovrebbe attestarsi attorno ai 6,5 miliardi di chili a livello nazionale su una superficie totale di 1,769 milioni di ettari coltivati fra grano duro per la pasta e grano tenero per pane e biscotti”.

Si tratta della coltivazione più diffusa nelle aziende agricole italiane con la Puglia che è la regione della Penisola con la maggiore produzione grazie ad oltre 360mila ettari seguita dalla Sicilia con 264mila ettari, mentre nel resto della penisola le coltivazioni sono concentrate in Emilia Romagna con 193mila ettari, in Basilicata con 122mila ettari, nelle Marche con 114mila ettari, in Toscana con 83mila ettari in Piemonte con 62mila ettari e in Lombardia con 60 mila ettari.

Un trend spinto dalla crescente richiesta di prodotti 100% Made in Italy da parte dei consumatori. Infatti secondo l’indagine Coldiretti/Ixe’ l’82% degli italiani con l’emergenza coronavirus sugli scaffali cerca prodotti Made in Italy per sostenere l’economia ed il lavoro del territorio. Una tendenza confermata dal successo della campagna #mangiaitaliano promossa da Coldiretti e Filiera Italia che ha coinvolto industrie e catene della grande distribuzione. Una svolta patriottica favorita anche dall’obbligo di indicare in etichetta l’origine del grano per la pasta sotto il pressing delle battaglie degli agricoltori della Coldiretti.

“Le industrie di trasformazione stanno quindi adeguando gli approvvigionamenti e le proprie linee di produzione anche attraverso accordi per aumentare le coltivazioni in Italia. In questo contesto”, sottolinea la Coldiretti, “un segnale importante viene dal moltiplicarsi di marchi di pasta che garantiscono l’origine nazionale al 100% del grano impiegato, impensabile fino a pochi anni fa”

“L’allarme globale provocato dal Covid ha fatto emergere una maggior consapevolezza sul valore strategico rappresentato dal cibo e dalle necessarie garanzie di qualità e sicurezza” sostiene il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “occorre intervenire sulle fragilità presenti in Italia per difendere la sovranità alimentare, ridurre la dipendenza dall’estero in un momento di grandi tensioni internazionali”. Una situazione aggravata dalla concorrenza sleale delle importazioni”, conclude la Coldiretti, “soprattutto da quelle aree del pianeta che, come il Canada per il grano, non rispettano le stesse regole di sicurezza alimentare e ambientale in vigore nel nostro Paese dove è vietato l’uso del diserbante chimico glifosato in preraccolta”.

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