sabato, 16 Novembre, 2024
Attualità

Colonia finanziaria. Commissariata la Banca del Sud

Mi rigiro per le mani – incredulo che sia potuto accadere – il duro comunicato della Fondazione del Banco di Napoli: un j’accuse verso la Banca d’Italia per il commissariamento della Banca del Sud, a poco più di un mese da un profondo rinnovamento della sua governance e allorché si stava per avviare un piano di risanamento ed il suo rilancio.

Non conoscendo il provvedimento del commissariamento non mi esprimo in alcun modo sul merito dello stesso.

Neppure entro negli argomenti del comunicato della Fondazione, salvo condividere l’annotazione che il sistema meridionale e l’economia del Sud Italia ne esce impoverita e viene posta, per l’ennesima volta, in una posizione di subalternità verso la finanza guidata da altre regioni più nordiche.

“Niente di nuovo sotto il sole. La storia si ripete ogni qual volta l’attenzione della vigilanza sia rivolta ad una banca meridionale. Scattano pregiudizio e diffidenza per il sol fatto dell’origine nel Mezzogiorno d’Italia e della lontananza dai centri influenti della Finanza italiana” recita il comunicato.

 

DIFFERENZE POLITICHE DI VIGILANZA?

In effetti, sentendo dell’intervento di ieri della BCE in merito alla vicenda Monte dei Paschi di Siena ed alla ipotesi alternativa al rifinanziamento della stessa, sembrerebbe di cogliere (fatte ovviamente le debite proporzioni) un atteggiamento diverso della “vigilanza” nei confronti dei due Istituti: ciò che sembra lasciare supporre una non omogeneità di reazione.

Impressiona, riguardo il Commissariamento della Banca del Sud, che lo stesso sia avvenuto a 30 giorni effettivi dall’insediamento del nuovo Consiglio: voluto proprio dalla Banca di Italia come è emerso pubblicamente nell’Assemblea del 30 aprile. Eppure quella nuova governance aveva da subito cambiato una efficace operazione.

Mi era capitato di intervistare Elena Ruo, all’indomani della sua elezione a Presidente della Banca del Sud (su questa testata il 7 maggio 2021, “Elena Ruo, l’alleata del Sud”) e mi aveva colpito l’entusiasmo con cui si era messa al lavoro, la sua curiosità di approfondire la conoscenza, il suo coraggio di affrontare anche temi scabrosi, e la capacità di distinguere tra economia sana ed economia malata.

«Ecco, questo una banca presente sul territorio, non solo del Mezzogiorno, può farlo, ma deve farlo. La banca deve sapere distinguere e deve seguire solamente le iniziative che abbiano una valenza economica reale e magari anche sociale. Ma questo però non vuol dire che le banche, ed anche la Banca del Sud, non debba essere presente nelle zone più disagiate, nelle quali sono convinta si nascondano delle pepite d’oro che devono essere scoperte. Ecco mi piacerebbe favorire con l’azione bancaria l’imprenditoria femminile, quella giovanile, sostenere le start-up; ma anche incoraggiare l’adozione di “bilanci sociali” non ancora diffusi, per far meglio capire come l’impresa possa incidere nella società civile nel cui ambito opera» la sua risposta.

Una speranza, un programma di sviluppo e di modernità che ora sembrano svaniti.

Idee che perfettamente si adattavano al Piano Sud 2030 previsto nel PNRR 2021, con l’assegnazione al Sud del 40% delle risorse: un capitale enorme.

 

DUBBI SULL’OPPORTUNITA’ DELL’INTERVENTO

Milano Finanza (ed. 14 giugno) nel dare notizia del commissariamento informa che nella Banca del Sud si erano «affacciati nuovi investitori pronti a risollevare le sorti dell’istituto» e sembra ratificare quanto affermato nella nota della Fondazione che la banca «aveva ricevuto offerte vincolanti che consentivano di rafforzarne il capitale in termini molto significativi – e ben oltre quanto richiesto dalle norme di settore – potenzialmente idonee ad assicurare un futuro di sviluppo in vantaggio dei territori di riferimento».

Considerazioni e coincidenze che fanno sorgere un interrogativo sulla opportunità del commissariamento: intervenuto proprio allorché con nuove risorse umane e finanziarie la Banca si accingeva non solo ad un risanamento, ma ad un vero e proprio rilancio. Per di più sapendo che grazie proprio al Piano Sud 2030 avrebbe operato in un contesto favorevole.

Sfuggiamo alla tentazione di esprimere un dubbio andreottiano, ma non a quella di una conclusione in punta di diritto.

Sotto un profilo squisitamente giuridico, infatti, il provvedimento adottato dalla Banca d’Italia (che – si ripete – non conosciamo) non potrebbe reggersi soltanto su un’analisi dei dati pregressi. Lo stesso potrebbe risultare illegittimo se non avesse tenuto nella giusta considerazione le nuove capacità finanziarie e la possibilità di realizzazione positiva del piano nella mutata prospettiva meridionale. Se tale valutazione non c’è stata, se non si fosse tenuto nel debito conto il precedente intervento dell’Autorita di vigilanza, si darebbe veramente un vulnus per l’intero sistema: emergendo l’inutilità di elaborare un piano di risanamento e rilancio con la prospettiva di poterlo compiere, risultando la mera evidenza della criticità ragione sufficiente per il suo commissariamento.

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