lunedì, 16 Dicembre, 2024
Società

Caro studente/essa, ti scrivo a fine anno

È finita. Si, la campana della scuola suona l’archiviazione di un nuovo anno scolastico mentre il ritmo frenetico degli scrutini impazzisce nel sistemare tutta quella arte burocratica che mette le carte a posto ma non l’amarezza di un anno passato sul macigno del covid 19 tra didattica a distanza e problemi vari, da quelli personali a quelli familiari e poi economico/sociale.

Si è finita e si prova a ritrovarsi fra numeri, giudizi e programmi che dicono tanto anche se non entreranno mai a far parte della storia personale di ciascun alunno/a che ha dovuto imparare a proprie spese la lezione di una quotidianità infettata da solitudine, volto rubati al pc e tanta insicurezza di ogni genere.

Caro studente/essa è finita: ti abbiamo visto ancora una volta rincorrere i tuoi sogni e appuntare nel diario della tua vita quelle lezioni che solo la quotidianità ha saputo “educarti” ad essere ciò che sei. Abbiamo condiviso un cammino, ci siamo tenuti a vicenda per mano e insieme abbiamo percorso il sentiero del “sapere ” dove non sempre siamo stati in grado di guardarci negli occhi. La scuola “Palestra di vita ” ha ceduto il passo a tutta quella burocrazia di programmi, progetti, carte, documenti, e come fargli torto? più produci più sei bravo. ma tu e io, caro studente/amico, sappiamo che non è cosi.

Poco, l’essenziale, il giusto , ma con dialogo, accoglienza, condivisione, abbracci virtuali perché tu sei una persona , un cittadino e una cittadina di questo Paese che non sempre premia la meritocrazia. Si, è finita: un anno scolastico va via e nel tuo animo albergano ancora tante incertezze, insicurezze, paure, sogni, aspettative, che non dirai mai in nessuna verifica e interrogazione obbligatoria, tant’è che ricordo ancora quella frase buttata li’ da una alunna “Prof. non cambiare mai, stacci vicino perché non tutte le verità sono per tutte le orecchie “. Forse, qualche volta, presi anche noi dall’insicurezza e dalla paura di un contagio covid abbiamo ceduto le armi, forse non siamo stati in grado di essere “cirenei di cultura di vita “, ma “burocrati alla ricerca della perfezione più perfetta “. Una cosa ci accomuna: la voglia di ritrovarci, di ripartire, di essere più veri e meno computer viventi che creano cartelle del “vuoto”.

Riafferriamo la voglia di vivere, ritorniamo ad essere “Ambasciatori di bellezza ” e se stanchi abbiamo provato a demordere, ripartiamo con entusiasmo rimettendo in noi la la voglia di dialogo e di crescita dove il banco e la strada sono docenti infallibili che insegnano senza interrogare e fare scrutini. buone Vacanze ( preferibilmente senza mascherina ), ma volto scoperto.

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