lunedì, 23 Dicembre, 2024
Politica

Meloni incontra Draghi. Il metodo Giorgia tra consenso e istituzioni

La leader di Fratelli d’Italia ha inaugurato un nuovo stile di rapporti  con il Governo. Forte del monopolio dell’opposizione invece di aizzare le piazze (o le spiagge) chiede il dialogo, avanza proposte, ne discute con Draghi e spera di continuare con regolarità questi incontri.

Si tratta di un bel salto di qualità che dimostra quanto sia cresciuta la statura politica di Giorgia Meloni, a prescindere dalle posizioni specifiche del suo partito.

Ve l’immaginate Marie Le Pen che chiede udienza garbata a Macron o Alice Weidel (leader dell’AFD tedesca) che si rivolge con moderazione alla signora Merkel per fare le sue proposte?

Giorgia Meloni, si dirà, è astuta. Non è solo questo. La leader di Fratelli d’Italia comincia a comportarsi e ad accreditarsi non solo come capo-partito ma come persona delle istituzioni. Sarà perché il suo potrebbe diventare il partito di maggioranza relativa sorpassando Pd e  Lega e candidarsi alla guida del Governo, se il centro destra dovesse vincere le prossime elezioni.

 

Obiettivi politici e istituzionali

Ma nel “metodo Giorgia”  c’è anche un obiettivo politico e non solo istituzionale. Meloni sa benissimo che a destra ormai ha preso  tutti i consensi che poteva rastrellare, stando ai sondaggi: impensabile che la destra-destra in Italia sia più del 20% che viene accreditato sul conto di FdI. Per crescere ancora Meloni deve conquistare altri settori dell’elettorato e lo può fare solo se si presenta come figura equilibrata, non estremista, molto diversa dal suo competitor, Salvini, che sembra non aver imparato la lezione del Papeete.

Giorgia  ha messo da parte i toni tipici dei comizi e si presenta come politica avveduta che pur non rinunciando alle proprie posizioni, nette  e poco propense al compromesso, evita di esasperare i conflitti, di esibire  eccessivamente la caratteristiche della propria identità ideologica e si propone come interlocutrice di un elettorato deluso dai partiti tradizionali ma ostile all’avventurismo dei capipopolo. Da questo punto di vista è sbagliato paragonare l’ascesa di Meloni a quella dei 5 Stelle. I grillini promettevano di fare fuoco e fiamme se avessero conquistato il potere. Meloni non minaccia di far saltare “il sistema” rispetto al quale si dice  estranea ma solo di voler essere agente di cambiamento.

 

La questione europea

Lo  stile scelto indica una rotta. Che sicuramente potrebbe attirare altri consensi e infastidire sempre di più Salvini. Ma Meloni deve mettere nel conto anche l’importanza del modo di atteggiarsi verso l’Europa e le alleanze internazionali dell’Italia. Un primo passo lo ha fatto diventando leader del partito europeo Ecr e smarcandosi  dagli estremisti di Identità Europea e dal progetto di Salvini di un unico fronte di destra, destinato al fallimento.

Meloni deve chiarire  come vuole interpretare il sovranismo e le critiche all’Europa in una logica compatibile col ruolo storico dell’Italia ,Paese fondatore dell’Unione . Su questo punto si gioca la sua credibilità all’estero e la possibilità di aspirare a ruoli istituzionali.

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