Cosa fa lo struzzo quando qualcosa di ignoto lo spaventa? Nasconde la testa sotto la sabbia, nella speranza assurda di non essere visto. Ugualmente l’essere umano, quando avviene un fatto grave, che ricade sulle coscienze collettive, tende a seppellirlo nei meandri più reconditi della memoria. Ma il fatto di non parlarne non vuol dire che non sia successo, come ha detto Biden durante la sua visita storica a Tulsa. Un gesto che sicuramente è destinato a rimanere nella storia americana. Biden, infatti, è il primo presidente degli Stati Uniti che si riaffaccia dopo 100 anni su quello che è stato uno degli scenari più cruenti di suprematismo bianco, alla base delle attuali tensioni sociali ancora fortemente presenti nel paese. Una ferita mai sanata e una miccia sempre pronta a ridare fuoco alle polveri ogni qualvolta si riverifichino episodi di intolleranza nei confronti degli afroamericani.
IL MASSACRO DI TULSA
Per capire l’importanza simbolica del gesto di Biden bisogna tornare al 31 maggio del 1921, quando una folla di bianchi attaccò persone e proprietà della comunità afroamericana nel quartiere di Greenwood a Tulsa, soprannominato “Black Wall Street” per la floridezza della sua comunità. Causa dei disordini fu l’accusa di violenza sessuale ai danni della diciasettenne bianca Sarah Page da parte di un giovane afroamericano, Dick Rowland, subito arrestato. Alla notizia, una folla di bianchi si radunò fuori del carcere, fatto che spinse 75 afroamericani ad accorrere per evitare il linciaggio di Rowland.
Ne scaturì uno scontro a fuoco che fece dodici vittime, dieci bianchi e due neri, e che innescò una spirale di violenza. Facinorosi bianchi fecero incursioni nel quartiere afroamericano la notte e il mattino seguente, uccidendo persone e dando fuoco a case e a negozi. Si contarono 300 morti, centinaia di feriti e circa 10.000 neri rimasero senza casa. Nel 1921 venne istituita una commissione per lo studio dei disordini che affermò che la municipalità aveva favorito la violenza dei cittadini bianchi contro quelli neri, raccomandando l’istituzione di un programma di risarcimenti nei confronti dei sopravvissuti e dei loro eredi, a tutt’oggi, però, mai arrivati.
LA STORIA NON PUO’ ESSERE CANCELLATA
In linea con la politica di integrazione e di coesione promessa in campagna elettorale, Biden ha trovato, quindi, il coraggio di tornare a Tulsa per commemorare il centenario dell’eccidio nello stato di Oklahoma. ”We can’t just choose what we want to know, and not what we should know “, non possiamo cancellare con un semplice colpo di spugna cosa vogliamo ricordare e cosa preferiamo ignorare, ha detto il presidente degli Stati Uniti, scrivendo una pagina di storia che potrebbe fare scuola a tanti negazionisti o revisionisti. E perché le sue parole non risuonino solo come un beau geste, Biden ha anche annunciato una serie di misure e finanziamenti per ridurre il gap di ricchezze tra neri e bianchi. Anche questo un bel esempio da ricordare.