sabato, 23 Novembre, 2024
Economia

Sei paradisi fiscali UE indiziati, 37 miliardi di tasse eluse

In Europa ci sono ben sei paradisi fiscali e, secondo la Commissione europea, sarebbero gli indiziati numero uno della perdita annuale di circa 37 miliardi di euro. A tanto ammonterebbe l’importo di tributi che altrimenti potrebbero colpire il reddito delle società europee che, invece, hanno collocato la propria sede legale presso: Lussemburgo, Paesi Bassi, Irlanda, Cipro, Malta o Ungheria.

Nel documento di Relazione annuale sulla tassazione 2021, la Commissione UE individua una serie di “indizi” dai quali emerge un “corpo di prove” a carico dei sei Paesi che sarebbero strumentalizzati per realizzare fenomeni di evasione fiscale.

 

Schemi di pianificazione fiscale aggressiva

Sotto la lente sono finite alcune strategie di elusione fiscale connesse alla localizzazione di beni immateriali verso Paesi a basso livello di tassazione e che registrano un alto volume di pagamenti di royalty. A queste si aggiungono le strategie di evasione fiscale, alcune delle quali sono mascherate dietro prestiti intra aziendali, finalizzati a spostare masse di capitale dai paesi ad alta tassazione verso quelli a tassazione più favorevole.

 

Si auspica un sistema fiscale comune UE

Il risultato è una evidente situazione di disparità e di svantaggio competitivo, causata dalla mancanza di un sistema fiscale comune nel mercato unico. Il Commissario all’economia dell’Unione europea, Paolo Gentiloni, ha affermato che i Paesi perdono “circa 50 miliardi di euro all’anno a causa delle frodi transfrontaliere sull’Iva, 46 miliardi all’anno per evasione fiscale internazionale da parte di individui, e tra i 35 e i 70 miliardi l’anno a causa dell’elusione delle imposte sulle società”.

Ecco perché è necessario disegnare un piano per l’aggiornamento del sistema fiscale comunitario, valido per tutte le imprese in Europa. Tale piano dovrà prevedere misure tese a “minimizzare le possibilità di elusione” fiscale e riguarderà soprattutto il sistema di tassazione delle multinazionali con sede in Europa, nonché, il contrasto delle società di comodo.

L’obiettivo da realizzare entro il 2023 è quello di scoraggiare la concorrenza fiscale interna tra Stati membri UE ed eliminare l’attuale contraddizione tra mercato unico europeo e sistemi fiscali nazionali. Un obiettivo che non riscuote il consenso unanime da parte degli stati membri.  Guarda caso, Irlanda e Lussemburgo fanno muro contro il piano di armonizzazione dei sistemi fiscali nazionali, convinti che quello della tassazione sia un potente strumento di competitività economica.

 

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