domenica, 23 Febbraio, 2025
Economia

Intervista al Presidente di Confartigianato Roma. Andrea Rotondo: “I giovani priorità. Micro e piccole imprese protagoniste della crescita”

Presidente Andrea Rotondo, la Confartigianato vede, seppure in uno scenario di crisi, nuove occasioni di sviluppo per le imprese. Lei valuta queste opportunità nell’ambito dei servizi e in particolare nell’edilizia oggi alle prese con le agevolazioni del Bonus 110%. Ci può dire in quali settori può esserci una crescita che aiuti gli artigiani in questo difficile momento?
I dati pubblicati da Unioncamere sull’andamento delle Imprese nel primo trimestre 2021, ci restituiscono il quadro dello stato delle imprese artigiane romane. Attualmente abbiamo 67.631 imprese artigiane attive. Pur essendo presente un dato complessivo positivo con un saldo di + 160 imprese, l’analisi di dettaglio per settori mostra un indebolimento complessivo del sistema. A fronte di un saldo positivo di 350 imprese del settore edile, per la prima volta si assiste ad un arretramento di tutti i settori, compresi quelli che nel periodo pre-covid crescevano costantemente. Senza le Costruzioni il saldo negativo sarebbe di 190 imprese.

Nel territorio di Roma Capitale, negli ultimi venti anni, si è registrato un notevole incremento nell’artigianato delle Costruzioni (Edilizia, Installazione Elettrica ed Idraulica, Ascensoristi) con una crescita del totale delle imprese di 11.454 unità (da 17.015 a 28.469) e un incremento del 40,2%. La percentuale di imprese delle costruzioni rispetto al totale delle imprese artigiane è cresciuta dal 32,1% al 41,8%, dato nettamente superiore alla media nazionale del 37%.

La maggior presenza delle imprese artigiane di Costruzione (+4,8 % rispetto alla media nazionale) è una delle specificità del tessuto imprenditoriale romano, unitamente ad una minore presenza delle imprese artigiane di Produzione (Alimentare, Falegnami, Fabbri, Lavorazione delle Pelli, Lavorazione di materie plastiche, Stampa, Abbigliamento, Tessile) che hanno subito, in venti anni, una riduzione pari al 40,5%, passando da 16.382 imprese e 48.000 addetti, alle attuali 9.733. con 30.000 addetti.

In epoca pre-covid, le Costruzioni producevano una ricchezza che superava i due miliardi e mezzo di Euro, impiegando circa 65 mila addetti. Nel 2020 il volume di attività è sceso di poco meno del 10% e la Cassa Integrazione ha riguardato il 13% delle attività, concentrata soprattutto nel periodo Marzo-Giugno 2020. Il settore, ovviamente, attende una crescita importante del volume di attività determinato dai bonus e superbonus per le ristrutturazioni e l’efficientamento energetico. Crescita, valutata intorno al 12,4% sul 2020, che porterebbe il settore non solo a recuperare le perdite del 2020 ma ad un leggero incremento rispetto al 2019. Le attuali fluttuazioni dei prezzi delle materie prime, sono la variabile principale che può frenare la ripartenza del settore.

Infine, in relazione alla stesura del PNNR, nello specifico la missione due, rivoluzione verde e transizione ecologica, Il nostro Presidente nazionale, Granelli, ha portato sui tavoli istituzionali diversi contributi operativi. Dal rendere strutturali gli incentivi per le ristrutturazioni, con l’allungamento a tutto il 2023 del “Superbonus 110%” e l’estensione a tutti gli interventi e tipologie di edifici (anche ad uso produttivo) delle misure di innalzamento della soglia della detrazione al privato, alla  riqualificazione di scuole, e spazi culturali, incrementando il ricorso alle tecnologie eco sostenibili, fino al digital bonus” con credito d’imposta pari al 110% delle spese, per la realizzazione dell’infrastruttura fisica multiservizio passiva interna all’edificio (spazi installativi presenti negli edifici contenenti reti cablate in fibra ottica, che permettono l’accesso ai servizi a banda ultra-larga).

Lei è presidente di Confartigianato Roma, quindi il centro strategico delle sua Confederazione per numeri e per responsabilità su temi come innovazione, sviluppo, formazione. Ci può dire cosa accade nella Capitale, posto che ciò che avviene a Roma ha poi un riflesso Nazionale?
Partiamo da tre considerazioni generali.

Uno. La pandemia non solo ha messo in difficoltà la piccola impresa, soprattutto in un contesto urbano, ma sta provocando un cambiamento nelle modalità di consumo e di lavoro che, in parte, ridisegnerà il sistema economico-sociale. Le città che fino ad oggi hanno garantito crescita e lo sviluppo, rischiano ora un ridimensionamento complessivo.

Due. I giovani rappresentano una priorità. Non si possono rinviare riforme e misure specifiche che consentano di superare la distanza tra la domanda e l’offerta di lavoro che si traduce: in un mismatch tra le competenze richieste dal mondo del lavoro e quelle acquisite nel sistema educativo; in carenza nelle competenze STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics); in basse percentuali di raggiungimento dei titoli di studio secondari e terziari e, infine, in livelli preoccupanti di abbandono precoce degli studi.

Tre. L’impatto del Covid sul sistema economico dev’essere valutato anche in relazione a variabili come lo Smart-Working, e l’ e-commerce. La crescita dell’e-commerce (in media 30% ogni anno, con punte nella fase di lockdown del 54%) penalizza in particolar modo gli esercizi tradizionali. Dai dati pubblicati sull’andamento del Commercio al dettaglio da parte dell’Istat emerge che la Grande Distribuzione organizzata riesce a consolidare le proprie posizioni nel mercato registrando una crescita nell’ultimo triennio di oltre il 4%, a differenza della distribuzione tradizionale che ha perso il 3,2%. In linea generale, e tranne poche eccezioni, il settore artigianale non riesce ancora a tenere il passo delle innovazioni che stanno modificando l’intero ecosistema imprenditoriale all’interno del quale svolgono le loro attività (competenze digitali, social media, vendite on line).  

Roma Capitale e Regione Lazio devono quindi concretizzare una visione organica almeno su alcuni ambiti determinanti. Cerchiamo di riassumerli in estrema sintesi.

Rilancio del ruolo degli Istituti Professionali, degli Istituti Tecnici e degli ITS. Parliamo di percorsi che prevedono in uscita la maggior parte delle figure professionali richieste dalle imprese, collegate alle filiere produttive della manifattura e del Made in Italy, alle nuove tecnologie e che spesso sono figure di difficile reperimento.  

Apprendistato “duale” come canale privilegiato di accesso al lavoro. Occorre, in primo luogo, incentivare il ricorso all’apprendistato, quale strumento necessario per far fronte alle difficoltà per le imprese a reperire manodopera qualificata e quale canale di ingresso privilegiato nel mondo del lavoro.

Integrazione dei programmi legati alla digitalizzazione delle imprese e di sostegno alla ricerca con misure specifiche per le MPI, sfruttando al massimo le loro capacità creative ed adattive che ben si conformano allo sviluppo permanente dei territori.

Rafforzamento delle capacità di intervento dei Digital Innovation Hub e dei Competence Center e della loro diffusione sul territorio regionale, recuperando una visione integrata e diffusa della dimensione territoriale con la dimensione settoriale.

La Confartigianato esprime anche una valenza socio-economica, sotto le bandiera del lavoro e della impresa avviene in modo compiuto l’integrazione con molti lavoratori e neo imprenditori stranieri. Quale è il suo giudizio rispetto a questa forma di integrazione?
La presenza straniera nel tessuto imprenditoriale della Città Metropolitana di Roma è andata progressivamente espandendosi, assumendo un peso sempre maggiore sul territorio. Le imprese straniere superano le 70.000, in costante aumento dal 2011, quando erano 42.093. Il “galleggiamento” dell’imprenditoria romana si basa dunque su un effetto sostituzione, che garantisce forza lavoro e capitale straniero e colma i vuoti lasciati dall’arretramento delle imprese autoctone.

Ad oggi, sul territorio nascono circa 15 imprese straniere ogni 100 registrate. Di queste, il 70% è costituito da imprese individuali e la maggioranza di esse è di origine extracomunitaria (80% del totale). Le principali comunità sono quella del Bangladesh con 12.005 imprenditori seguita da quella romena con 9.880. I Cinesi sono 5.026, gli Egiziani 4.058 e la comunità marocchina 2.587.

Che volto hanno i nuovi imprenditori stranieri? In quali settori operano? Quali sono i loro fabbisogni? Il paese di origine determina una selezione dei settori in cui esercitare la propria vitalità imprenditoriale e, conseguentemente, produce una sorta di “etnicizzazione” delle imprese che in alcuni settori è particolarmente evidente. I romeni sono molto attivi nel settore delle costruzioni (5.239), i bangladesi nel commercio all’ingrosso e al dettaglio e nei servizi di intermediazione (7.062), cinesi (2.977) ed egiziani operano preferibilmente nei servizi di alloggio, ristorazione e commercio (circa 1.218).

Le attività imprenditoriali gestite da imprenditori stranieri alcune volte operano solo a beneficio dei propri connazionali, altre sono “sul mercato”, altre volte, ancora, operano in una zona grigia, dalla quale escono quando imparano a confrontarsi con le regole della concorrenza o quando si scontrano con la burocrazia.

Queste imprese, siano esse mature o in fase di start up, soffrono di una difficoltà nell’approvvigionamento dei capitali con i quali far partire le attività o sostenerle nel processo di crescita (quando non garantito dai connazionali, che sopperiscono ad un “vuoto di mercato”).

Siamo di fronte alla necessità, oramai improcrastinabile, di aprire un confronto serio e strutturato con queste nuove famiglie di imprenditori e di supportarli nelle loro esigenze, colmando i vuoti che le istituzioni e gli attori presenti sul territorio hanno sinora lasciato, perdendosi tra difficoltà di carattere culturale, sovrapposizione nell’offerta di servizi, poca collaborazione. Confartigianato Roma interviene in questo processo di facilitazione, offrendo servizi amministrativi, alla persona, di credito mirati al target e rafforzando la rete degli stakeholders potenzialmente operativi sulla filiera. Abbiamo aperto un “one stop shop” per gli imprenditori immigrati, concentrando in un unico luogo, sia fisico che virtuale, tutti i possibili servizi di cui essi possano avere necessità, chiamando a raccolta le forze del territorio che, come noi, hanno preso atto di un fenomeno che non va contrastato ma assecondato, guidato  e, quando border line, incanalato nei giusti binari della legalità, senza trascurare anche l’imprenditorialità femminile, per sostenere anche i processi di emancipazione delle donne e dare un significato concreto alla parola “accoglienza”.  

Questa modalità sistemica d’intervento, deve coinvolgere necessariamente anche il terzo settore, presidiato dalla nostra Agenzia di Promozione Sociale, Ancos, guidata dal nuovo Presidente, Prof. Edoardo Schina. Con Ancos abbiamo attivato diversi progetti trasversali, come i tirocini per l’inserimento lavorativo di lavoratori svantaggiati e l’attivazione di uno sportello antiusura finalizzato a fornire un immediato supporto legale, fiscale e creditizio alle imprese aggredite dalla criminalità organizzata, soprattutto quelle collocate nel nostro centro storico.

Quale è la visione realistica, che il presidente Andrea Rotondo ha dei prossimi due anni che, ci si augura, siano fuori l’emergenza?
L’implementazione del PNRR. 235,12 miliardi tra sovvenzioni e prestiti. Occasione irripetibile. Per l’Italia, l’ambizione è di affrontare le debolezze strutturali amministrative e dell’economia, così come i divari territoriali e di accesso e partecipazione al mercato del lavoro; la debole crescita e i ritardi nell’adeguamento di infrastrutture materiali e immateriali e la mancanza di specifiche competenze tecniche per affrontare le grandi transizioni verso il green e il digitale.

Le sei direttrici identificate come Missioni: digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per la mobilità sostenibile; Istruzione e ricerca; inclusione e coesione e Salute; dovranno essere accompagnate dalle riforme strutturali di: amministrazione pubblica; giustizia; fisco e concorrenza e da tre priorità trasversali: politiche giovanili; pari opportunità e mezzogiorno. Per ogni Missione, la Confartigianato ha formalizzato proposte operative e di immediato impatto.

In particolare cosa si aspetta la sua Confederazione dalle Istituzioni?
Molte delle esigenze di recupero competitivo dell’Italia passano attraverso il coinvolgimento attivo delle nostre piccole imprese, radicate nel tessuto sociale ed economico e motore di sviluppo territoriale. Non sono più rinviabili investimenti nelle infrastrutture materiali e immateriali di collegamento delle persone, delle merci, delle informazioni. È necessaria una maggiore partecipazione delle micro e piccole imprese ai processi di sviluppo infrastrutturale, specialmente a livello locale e una ritrovata capacità della macchina amministrativa. Il confronto costante con le parti sociali consentirà di declinare il Piano in modo efficacemente aderente ai bisogni delle imprese, evitando di concentrare gli sforzi su progetti poco aderenti all’economia reale.

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