I minori hanno bisogno di essere educati anche dal punto di vista digitale. Lo sostiene a gran voce don Fortunato Di Noto, presidente e fondatore di “Meter Onlus”, associazione che da decenni combatte per tutelare l’innocenza dei bambini dalle brame degli adulti sia nella vita reale, ma, soprattutto, sul web, dando la caccia ai pedofili in Rete.
Quale è, dal suo osservatorio privilegiato, il rapporto tra minori e Social?
“Incontrollabile e invasivo nella gestione delle emozioni, dei sentimenti e della digitalizzazione del corpo dove la cosa più drammatica è non avere più dei ricordi, una memoria da poter condividere, una storia da poter trasmettere e conservare per il presente. Non è una visione negativa, anzi, sospinge alla riflessione che non deve demonizzare ma investire con efficacia consapevolezza ad una educazione digitale abbinata alla educazione civica. Se i guru del digitale, più volte, loro stessi, non certamente a discapito del loro profitto che si fonda sulla gestione delle nostre identità digitali, hanno richiamato che è sfuggito qualcosa che sta manipolando il cervello dei nostri bambini, non prevedendo le conseguenze per il futuro, allora è bene che le stesso (società digitali e non solo) investano a mettere in sicurezza la vita dei piccoli, dei deboli, dei vulnerabili di questa società Il divario è evidente…. una nuova ed estesa categoria di poveri e di naufraghi con conseguenze esistenziali, partendo dal web. Ciò comporta anche il ribadire la ricchezza di questi nuovi mondi… nuove ere…. Che non perdano l’umano”.
La pedofilia viaggia sul web: che difficoltà incontrato voi nella vostra azione quotidiana?
“È un fenomeno drammatico, e mentre lo dico, qualcuno, spero di no, ci stia ridendo sopra o stia storcendo il naso con giudizi sommari nel dire: è tutta una bufala, una esagerazione. Le denunce, formali e depositate, dicono il contrario. Abusare dei bambini (già fatto grave, un reato gravissimo e una violenza inaudita!) è ignominioso, produrre materiale pedopornografico (con piccoli da zero a 12/13 anni di età) scambiarlo, detenerlo, venderlo nelle piattaforme web, con un business economico incalcolabile, è la dimostrazione che il mercato è florido ed esteso con organizzazione e la complicità della mancata collaborazione (nel mondo) dei vari (migliaia) Server Provider che quando vogliono si limitano a cancellare e a non fornire (solo in casi eccezionali) tutti gli elementi per la individuazione dei soggetti coinvolti. La collaborazione consapevole è una via per debellare questo fenomeno. C’è tanto e molto ancora da fare”.
Il cyberbullismo è una piaga ancora più afflittiva del bullismo: come fare per arginare il fenomeno?
“Educare al rispetto della vita altrui anche personale. Che fare violenza non è un gioco. Parlare e dare gli esempi. Che i deboli, i piccoli e vulnerabili devono essere maggiormente tutelati e chi si sente un bullo, deve sapere che è lui il più debole di questo fenomeno. Chi fa violenza, anche online, è sconfitto. È un mediocre. Fra alleanze contro gli isolati e i falliti”.
Cosa possono fare i genitori per trasmettere una “educazione digitale” ai propri figli”?
“I genitori sono i primi ad essere “ignoranti” e diseducativi. Basta vederli immergersi nelle luci di uno cellulare o come, isolati, non sono capaci di dare neanche un abbraccio reale ai propri figli o mettersi ad ascoltarli generando assenze e solitudini. Educarsi per educare. Vivere bene per far vivere in sicurezza chi è sotto e sopra la nostra testa di educatori. Un educatore è colui che è capace di dare la vita per l’altro. I genitori saranno felici, sicuramente di aver dei figli, ma non possono poi piangere per le conseguenze di scelte inopportune, inappropriate …bisogni indotti dal business tecnologico. Saper scegliere, anche dicendo dei no. Oltre che dire dei si. Banalità? Non credo”.