mercoledì, 18 Dicembre, 2024
Società

Rocky Marciano l’abruzzese d’America

Roberto Nicolò

Qualche giorno fa, precisamente il 31 agosto 2019, sono stati celebrati cinquant’anni dalla morte del più grande pugile che il mondo abbia conosciuto: Rocky Marciano. Era il 31 agosto del 1969 e il mondo del pugilato registrava questa grossa perdita.

Rocco Francesco Marchegiano nacque in America, nel 1923, da genitori abruzzesi che avevano lasciato il proprio paese, Ripa Teatina, per far fortuna in questo grande continente e precisamente a Brockton, nel Massachusetts.

Ed è proprio Ripa Teatina a celebrare il cinquantesimo anniversario dalla data della morte del campione in modo speciale. Abbiamo incontrato l’imprenditore e consigliere comunale Roberto Nicolò, il quale ci narra la storia del campione e della sua famiglia partita dall’Italia e da questo paese che sorge nella provincia di Chieti in Abruzzo. Pensate, proprio alle porte del paese vi è una statua grandezza naturale del campione che ricorda le origini e ne rivendica l’orgoglio “forte e gentile”.

Rocky Marciano statua
La statua di Rocky Marciano

L’Amministrazione Comunale e l’Organizzazione del Festival Rocky Marciano, che da 15 anni onorano ogni estate il boxer con un appuntamento di grande spessore tra sport e cultura, ha proposto, dice Roberto Nicolò, la prima nazionale dell’opera teatrale “Rocky Marciano, un campione a bordo ring”, alla presenza di alcuni parenti del fuoriclasse della noble art, Walter ed Adele, e di tante autorità. Per i tanti appassionati raccontiamo la vera storia di vita del grande campione. La Grande Guerra era finita da poco e il padre di Rocky aveva fatto la sua parte combattendo e riportando delle ferite che gli limitarono la vita.

Rocco fu allevato con amore dai genitori, che rischiarono di perderlo per una malattia, ma tutto si risolse in modo positivo. Era destino.

Dalla guerra al titolo

I sogni si realizzano qualche volta. A vent’anni gli giunge la cartolina precetto e l’arruolamento risolse i suoi problemi economici, pertanto lo vide come un’opportunità. La seconda guerra mondiale sconvolge il mondo. Il suo cuore non aveva dimenticato l’Italia e fortunatamente fu inviato nel Galles, dove trascorse otto mesi prima di tornare a casa.

Durante la guerra si appassionò alla boxe, anche se lo sport più amato era il baseball, ma non ebbe la fortuna d’essere ingaggiato da nessuna squadra. Nel corso del servizio militare aveva disputato alcuni incontri della nobile arte e si era distinto quando in una rissa stese un gigante, mettendolo al tappeto con un destro storico. Questo e altri particolari faranno di lui un pugile.

L’attività dilettantistica non fu sorprendente, vinse quattordici incontri e ne perse quattro. In un fascicolo dedicato a Rocky Marciano, si scrive: “Nell’aprile del 1946, durante una licenza di due settimane a Brockton, si vanta così con uno zio della sua abilità come pugile. Il congiunto si affretta allora a organizzare un incontro tra il nipote e Henry Lester, un peso massimo dilettante di un discreto spessore tecnico. Rocco sale sul ring sovrappeso e fuori forma, a causa della birra che beve in gran quantità e delle circa quaranta sigarette che fuma ogni giorno. Alla terza ripresa già non ha più fiato, e quando viene incalzato dal più fresco avversario non trova niente di meglio che sferrargli una ginocchiata nell’inguine, che gli costa la squalifica. Tornato a Fort Lewis, Marchegiano decide di sottoporsi a una ferrea disciplina alimentare e fisica con severi allenamenti in palestra. Alcuni osservatori in visita presso la sua caserma lo notano mentre scambia dei pugni con uno sparring partner e, impressionanti dalla potenza dei colpi, gli propongono un nuovo antagonista”.

Il suo esordio nei professionisti avvenne il 17 marzo del 1947, in quell’occasione sconfisse per Ko alla terza ripresa il pugile Lee Epperson. La sua carriera professionistica iniziò alla grande e per lui sono tanti i combattimenti che vinse prima del limite. Cambiò il suo nome e divenne Rocky Marciano. Non aveva un fisico prestante, non era molto alto per la categoria dei pesi massimi, ma aveva un pugno che non perdonava.  Si pensi che, nel momento in cui doveva allenarsi, faticava a trovare gli sparring, perché immaginava d’essere sempre in combattimento. Egli diceva semplicemente: “Perché danzare per dieci riprese con un avversario se lo puoi mettere Knockout alla prima?”. Due incontri lo mettono però a dura prova prima della conquista del titolo mondiale, uno con il pugile Roland La Starza, dal fisico scolpito nella roccia e sangue italiano e l’altro con Carmine Vingo. Vinse ai punti.

“La più grande paura del ring Marciano la vive nel match contro Carmine Vingo. Il ragazzo ha vent’anni, origini italiane e i suoi genitori sfidano la povertà nel Bronx. Ha vinto 16 volte su 17 incontri, quando la sera del 30 dicembre 1949 sale sul ring del Madison Square Garden contro Rocky. Dopo due minuti è già al tappeto, ha la mascella fratturata, ma si rialza e va avanti. Va ancora giù, ha il volto insanguinato, deformato dai colpi di Rocky. Nella sesta ripresa un sinistro di Marciano lo rispedisce knockdown… Ci vogliono venti giorni per i primi miglioramenti, il miracolo di un ritorno alla vita. Dopo due anni Carmine Vingo recupera la completa efficienza fisica. Marciano paga le spese mediche e quando il ragazzo celebra le nozze con la bella Kitty regala agli sposi la camera da letto. Vingo sarà presente a ogni match importante dell’ex rivale”.

Dopo il match sfortunato con Vingo, la madre di Rocky, prima del combattimento del figlio, andava in chiesa a pregare il buon Dio che aiutasse e salvasse l’avversario.

Gli italiani emigrati in America lo amavano, vedevano in lui l’eroe che conquistò tutto: gloria e ricchezza, ma non dimenticò l’ amore per la terra dei suoi avi. Intanto, si avvicinava il grande giorno: la sfida per il titolo mondiale dei pesi massimi. Il mese di settembre era già iniziato, e una nuova stella veniva incoronata dalla boxe. Il trionfo di Marciano si apre sulla città di Philadelphia, in Pennsylvania, il 23 settembre del 1952, contro l’avversario che detiene il titolo mondiale: Jersey Joe Walcott. Quella sera, davanti a migliaia di spettatori, Rocky Marciano diventa campione del mondo dei pesi massimi. Fu un match durissimo, combattuto intensamente dai due pugili. Un boxeur con sangue italiano salì per la seconda volta sul podio più alto del mondo, dopo Primo Carnera.

Quando si ritirò dalla boxe, a 32 anni, aveva vinto 46 incontri, tre dei quali ai punti ed aveva ancora molto da vivere. Invece, un destino crudele lo attendeva. Cadde con l’aereo mentre si stava recando a una manifestazione. L’aeroplano avvolto da una tempesta cercò di fare un atterraggio d’emergenza in un campo, ma si schiantò proprio sull’unico albero che si trovava su quel terreno, era una quercia. Morì così un grande campione, aveva 46 anni, come quarantasei erano gli incontri che aveva vinto per Ko, il 47° glielo infliggeva la vita. Nella sua villa, i suoi familiari lo attesero, invano, per festeggiare il suo compleanno.

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